Sul tavolo
Ci terrei a precisare che ho comprato
questa tovaglia
con il suo semplice disegno ripetitivo
di fiori viola scuro non menzionati
da alcun botanico
perché mi ricorda quel vestito
stampato
che indossavi
l’estate che ci siamo conosciuti (un
vestito
– hai sempre sostenuto –
che non ti ho mai detto che mi
piaceva).
Be’, mi piaceva, sai. Mi piaceva.
Mi piaceva un sacco, che ci fossi tu
dentro
oppure no.
Come è potuto uscirsene così in
silenzio
dalla nostra vita?
Detesto (proprio detesto) l’idea di
qualche
altro sedere
che faccia svolazzare a sinistra e a
destra
quelle pesanti corolle.
Detesto ancor più immaginarmelo
sgretolarsi
in una discarica
o fatto a brandelli – un pezzo qui
che pulisce
un’astina dell’olio
un pezzo là intorno a una crepa in un
tubo
di piombo.
È passato tanto tempo ormai, amore
mio,
tanto tempo,
ma stanotte proprio come la nostra
prima
notte sono qua,
la testa leggera tra le mani e il
bicchiere
pieno,
che fisso i grossi petali sonnolenti
fino
a quando si mettono in moto,
amandoli ma con il desiderio di
sollevarli,
di schiuderli,
persino di farli a pezzi, se questo è
quanto
ci vuole per arrivare
alla tua bellissima pelle, desiderosa,
calda, candida come la luna.
Aa.Vv., Nuove poesie d’amore,Crocetti Editore 2010 - Traduzione di Helena Sanson
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