“Ciascuno di noi,
quando ha accettato l'elezione a deputato, non ha cessato di essere,
non dico cristiano, ma uomo e, eventualmente anche padre di famiglia.
In questo senso il
deputato non può non sentire il desiderio che la patria comune sia
il più possibile pulita. E se vi sono indumenti (...) che si
chiamano «prendisole» - e non li ho battezzati io così – si
usino per prendere il sole e non per andarsi ad accomodare in un
locale chiuso, dove il pubblico ha il diritto di mangiare e non di...
pascolare. Vi sono dei diritti nei cittadini di una patria che sono i
diritti alla pulizia, e quando ci si appella a questi, onorevoli
colleghi, non ci si appella a dei principi di cristianesimo, ma a dei
prinicipi umani. L'uomo che affianca una donna, chiunque essa sia,
alla quale voglia comunque bene (e non chiedo se a titolo lecito o
no) deve sentire quello che sente la mia bimba di sei
anni quando
torno a casa e, non avendo ella il dono di avere con sé la sua
mamma, si aggancia più facilmente ai pantaloni del suo papà e dice:
«Questo è il mio papà». L'aggettivo possessivo, onorevoli
colleghi, dice molto. Chi vi ha rinunziato e non ha più il coraggio
o la possibilità di dirlo nei confronti di una donna che, per le
eccessivi manifestazione pubbliche, non è più privata (Applausi
al centro e a destra – Proteste alla estrema sinistra), non ha
calpestato i principi cristiani, ma i primi valori umani”.
Oscar Luigi Scalfaro negli anni 50 del 900 |
Intervento alla Camera
dei Deputati sul «caso del prendisole», 14 novembre 1950
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