Tra tutte le opere
io prediligo quelle usate.
I bacili di rame ammaccati, appiattiti
sugli orli,
le forchette e i coltelli dai manici di
legno
che molte mani hanno logorato: queste
mi parvero
le più nobili forme. Così anche i
selci
che circondano le vecchie case,
smussati dai molti piedi che li
calpestarono,
coi ciuffi d'erba che vi crescono in
mezzo : queste
sono felici opere.
Entrate nell'uso molteplice, sovente
variando aspetto,
migliorano la loro guisa, si fanno
pregevoli
perchè sovente saggiate.
Persino i frammenti di sculture
con le loro mani mozze m'incantano. Per
me
vissero anch'essi. Furono portati anche
se poi lasciati cadere.
Anche se travolti stettero pure a non
grande altezza.
Gli edifici mezzo diroccati
riprendono l'aspetto di maestosi
disegni
ancora incompiuti: le loro belle
misure
sono già intuibili; è necessario però
il nostro intendimento. Eppure
hanno già servito, sono anzi già
sorpassati. Il sentirlo
mi rende felice.
da Poesie inedite e sparse 1913 - 1933 in Poesie - Tascabili Einaudi, 2007
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