Giovanni Pascoli |
ROMA
Quando il professor
Valletta, nel 1920, intervenne per far cessare l'occupazione delle
fabbriche, non fece altro che applicare la linea della massoneria. La
sua proposta di far partecipare agli utili ricalcava l' idea del gran
maestro dell'epoca, Domenico Torrigia, approvata dalla giunta del
Grande Oriente. E Valletta, che era massone, provò a metterla in
pratica....
Valletta tra i fratelli
muratori, anche lui col grembiulino, il compasso e la cazzuola? Aldo
Mola e Annamaria Isastia, i due storici che hanno potuto leggere per
primi gli elenchi dei massoni dal 1870 al 1923, rispondono che non è
quella l'unica sorpresa saltata fuori dai registri storici del Grande
Oriente. I quindici libroni ammuffiti che ieri il gran maestro della
massoneria italiana Armando Corona ha aperto davanti ai giornalisti,
contengono 80 mila nomi e 800 mila dati. Ma chi c'è, in quegli
elenchi? Oltre al manager che guidò la Fiat attraverso il ventennio,
ci sono uomini di governo come Francesco Crispi, il presidente del
Consiglio che ordinò la conquista dell'Eritrea, e Giuseppe
Zanardelli, il primo ministro che legò il suo nome al codice penale.
C'è il filosofo Antonio Labriola, che alla fine del secolo
introdusse in Italia il pensiero marxista. C'è il maresciallo
Badoglio, il conquistatore dell' Etiopia che prese il posto di
Mussolini dopo la caduta del fascismo. C'è Ugo Cavallero, il capo di
stato maggiore che si uccise dopo l'armistizio dell' 8 settembre. C'è
il generale Capello, quello che comandava la Seconda Armata nella
disfatta di Caporetto. C'è l'irredentista Leonida Bissolati. Ci sono
i primi due sindaci laici di Roma, il conte Luigi Pinciani ed Ernesto
Nathan. Ci sono Giovanni Pascoli ed Edmondo De Amicis. C'è Enrico
Fermi, il padre dell'atomica.
Quando Garibaldi
era gran maestro
E ci sono, ovviamente,
tanti gerarchi fascisti. Da Italo Balbo, l'aviatore che diventò
governatore della Libia, ad Achille Starace e Roberto Farinacci, i
segretari del partito che nel 45 furono fucilati dai partigiani.
Nessun Savoia, professore? Negli elenchi non c'è traccia dei
regnanti assicura Aldo Mola ma un indizio c'è. Riguarda Umberto I.
Quando fu assassinato da Bresci, il labaro dei maestri segreti fu
esposto listato a lutto, un fatto del tutto inconsueto. Di qualcuno
si sapeva già che fosse massone come Garibaldi, che fu gran maestro
nel 1864 e assegnò il grado più elevato all'anarchico Bakunin, su
altri circolavano dei sospetti, altri ancora costituiscono autentiche
sorprese anche per gli storici. I due studiosi che hanno spulciato
quegli interminabili elenchi hanno cercato di convincere i cronisti
che la vera notizia è la radiografia di una massoneria
interclassista: “Quei nomi di cuochi, ferrovieri, sarti, contadini
e ragionieri smentiscono il luogo comune che la massoneria sia
un'organizzazione d'élite,
classista. È vero il contrario. Abbiamo fatto una prima statistica
delle professioni, provvisoria e parziale ma abbastanza attendibile.
Ebbene, al primo posto figurano i militari: ma mica i generali, erano
quasi tutti ufficiali inferiori o sottufficiali. Poi gli avvocati,
gli impiegati, i medici. Armando Corona, il gran maestro che sta
cercando di ripulire la massoneria e la sua immagine dal fango della
loggia P2, ha assistito soddisfatto ieri pomeriggio alla
presentazione ai giornalisti di quei quindici volumi, alla vigilia
della Gran Loggia amministrativa che è un po' il congresso del
Grande Oriente d'Italia. Averli ritrovati ha spiegato senza
nascondere il suo orgoglio significa ritrovare le proprie radici,
acquisire la certezze che, allora come oggi, l'essere e il divenire
massoni non era generato dal censo, dalla propria categoria sociale,
dagli studi compiuti: l'operaio sedeva in loggia con il
professionista, l'artigiano con il letterato, il commerciante con il
docente universitario.
Una mossa a costo
zero
Bella mossa, quella del
grande nemico di Gelli: con un sol colpo ha mostrato un'immagine
trasparente della massoneria (è il primo gran maestro a ordinare la
pubblicazione di elenchi ufficiali) e ha esposto nella vetrina del
Grande Oriente molti nomi celebri della storia patria. E tutto questo
a costo zero, perché rendere pubblici quegli elenchi non dà
fastidio a nessuno, ormai. Le liste dei massoni di oggi, invece,
restano inaccessibili. Se le acque si calmeranno, ha fatto capire
Corona, forse tra qualche anno anche su quelle sarà tolto il
segreto. Chi vivrà vedrà. Se il gran maestro è potuto tornare in
possesso degli elenchi, lo deve a uno sfratto. Pochi mesi fa, quando
il Grande Oriente si vide ingiungere dal magistrato di lasciare
Palazzo Giustiniani, i massoni vuotarono le cantine per trasferire
tutto nella nuova sede di villa Medici del Vascello, al Gianicolo.
Sommersi da altre cartacce, sporcati dagli insetti e rovinati
dall'umidità, vennero allora alla luce i quindici volumi che i
fascisti avevano cercato invano nel 1925, quando fecero irruzione nel
palazzo. Qualcosa trovarono, allora: due libri zeppi di nomi che i
gerarchi cominciarono a leggere avidamente. Ma si fermarono subito:
ai primi posti c'erano i nomi dei massimi esponenti del governo, i
vertici dell'esercito e i notabili del regime. Erano elenchi falsi,
confezionati ad arte da un gran maestro previdente che aveva messo al
sicuro i registri veri già due anni prima. Una beffa, riuscita in
pieno.
“la Repubblica”, 21
marzo 1987
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