4.5.12

Bastia Umbra. La destra arranca (S.L.L. da "micropolis" aprile 2012)

Bastia Umbra, La "casa evolutiva" di renzo Piano
Giancarlo Lunghi, sindaco socialista di Bastia Umbra negli anni Ottanta, non ha dubbi: “La destra non ce la fa”. Parla dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Ansideri, la cui sorte alle elezioni previste per il 2014 sarebbe segnata: “Non hanno fatto nulla”. Per spiegare ciò che avrebbero dovuto fare, Lunghi guarda alla confinante Assisi: “A Santa Maria degli Angeli fanno le cose in grande: viabilità, sottopassi, zone commerciali e residenziali”. Il “fare”, per Lunghi, coincide con il “costruire”, ed è pietra di paragone d’ogni giudizio e pronostico.
Nessuna meraviglia: al “costruire” è strettamente connessa la storia del Comune di Bastia, da quando nel 1965, per effetto delle sue vicissitudini imprenditoriali, cadde il sindaco Giontella, ex gerarca fascista e “buon padrone” del tabacchificio, e la sinistra tornò a governare la cittadina, che al tempo contava circa diecimila abitanti. La “crescita” era la bussola che guidava i socialisti e i comunisti che si succedevano alla guida di Bastia, l’avvocato Mirti, il deputato Maschiella, il giornalista La Volpe e Lunghi: attrarre popolazione e investimenti, potenziare l’antica vocazione commerciale del paese, favorire la nascita di nuove attività artigianali ed industriali accanto alle antiche (il tabacchificio, le officine Franchi, il molino e pastificio Petrini), governare lo sviluppo economico e demografico, accompagnandolo con una discreta qualità della vita.
E’ soprattutto con La Volpe che il disegno prende corpo, attraverso un piano regolatore che porta la firma prestigiosa di Astengo. Prevede che, nel giro di alcuni decenni, nel piccolo territorio comunale debbano trovare posto 25-30 mila residenti. A Bastia l’idea di una crescita governata e graduale venne meno proprio al tempo del sindaco Lunghi, nei primi anni Ottanta. La multinazionale del tabacco Deltafina, che aveva rilevato gli stabilimenti di Giontella, pensò bene di spostarli dal centro cittadino in un’area industriale “di riserva”, ove al momento non erano programmati insediamenti nella speranza che prima o poi “arrivasse la Fiat” o un’altra grande industria. Nessuno però seppe opporsi al ricatto occupazionale: la Deltafina ottenne d’insediarsi nel terreno comprato a prezzi stracciati liberando un’area da poter vantaggiosamente vendere. La breccia aperta permise il passaggio dall’urbanistica programmata all’urbanistica contrattata: da quel momento in poi alle pubbliche amministrazioni non competeva più di governare lo sviluppo, ma di assecondarlo.
Con Lunghi finì anche la stagione dei sindaci socialisti. Alle elezioni del 1985, per un ritardo nella presentazione, non fu ammessa la lista Dc; i comunisti se ne avvantaggiarono ottenendo, di misura, la maggioranza assoluta dei consiglieri; i socialisti si trovarono ad essere, loro malgrado, la principale forza d’opposizione. Cominciò così l’epoca dei sindaci Pci-Pds-Ds, Brozzi, Bogliari e Lombardi, vissuta da una parte della popolazione come un regime, anche per la capacità degli ex comunisti di costruire clientele e ottenere consenso.
Il Comune, d’altra parte, risultava tra i più ricchi dell’Umbria: il reddito medio era secondo solo a Perugia. Si continuava a costruire e, tra oneri di urbanizzazione e Ici, gli amministratori potevano fare investimenti pubblici, senza ricorrere a gravi indebitamenti. La popolazione superava i ventimila abitanti, fino ad arrivare ai 22 mila di oggi.
Quando nel 2009, al secondo turno, il commercialista Ansideri prevalse sul medico Criscuolo, vincitore delle primarie Pd, la destra locale salutò l’evento come una sorta di caduta del muro di Berlino. La speranza era di aprire un nuovo ciclo nel governo cittadino, più coerente con gli umori di destra della popolazione mai scomparsi dal tempo di Giontella; l’impianto programmatico, se di programma si può parlare, era un miscuglio tra deregulation e securitarismo. Ma collocare telecamere dappertutto per impedire rapine, furti e spacci ha costi insostenibili; in mancanza di politiche sociali l’impatto della criminalità e della droga non scompare, alla faccia della “tolleranza zero”. D’altra parte il più grande risultato “liberistico” che la giunta Ansideri può vantare è la riapertura alle automobili della parte della piazza principale antistante la Chiesa madre. Troppo poco.
Lo scontento non manca. Insoddisfatta è la gente di chiesa per la disattenzione ai poveri e ai migranti (e dire il parroco aveva appoggiato la destra addirittura in un’omelia elettorale, dicendo ai fedeli ch’era ora di cambiare!). Mugugna la parte colta della popolazione:per la cultura si spende pochissimo, per più destinato all’intrattenimento (la Sagra del maccherone dolce), non alla sollecitazione di idee e intelligenze.
Altre difficoltà dell’amministrazione sono connesse alla crisi economica. Si è consumata nei giorni scorsi la chiusura delle Officine Franchi, frutto di una lenta inesorabile decadenza dovuta all’inadeguatezza degli industriali di seconda generazione. Una analoga sorte aveva subito qualche anno fa la Spigadoro Petrini. E il tabacchificio, oltre che spostato, è stato drasticamente ridimensionato. La ISA, che produce arredamenti per bar e negozi, forse la maggiore tra le industrie nate negli anni 70 e 80, superate alcune tensioni societarie, sembra reggere grazie a un contratto con la Coca Cola; ma abusa dei contratti a breve termine, istaurando forme di rotazione che accentuano la precarietà e tengono bassi i salari. Luigino Ciotti, militante della sinistra da sempre attento al mondo operaio,  parla del ridimensionamento della Cost e delle industrie Manini, che, appena fuori dai confini nel Comune, occupano manodopera bastiola e non rinnovano i contratti. Aggiunge: “Ho reso noto in una assemblea del centrosinistra locale un dato allarmante: almeno quaranta capannoni vuoti”. Preoccupa soprattutto la disoccupazione dei più giovani. Enrico Lepri, antico quadro del Pci oggi dirigente negli uffici finanziari del Comune, ricorda un recentissimo protocollo con le imprese, che garantisce a qualche decina di giovani presenze formative nei luoghi di lavoro e un piccolo reddito: “Sono misure effimere, gocce nel mare”. Il Comune, pur mantenendo una certa solidità finanziaria, stretto nella camicia di forza dei “patti di stabilità”, poco può fare per le attività produttive. Anche il tradizionale commercio subisce la crisi con la chiusura di negozi; c’è – d’altra parte – un rapido nascere (e spesso un veloce morire) di supermercati; ma per più d’uno la cosa è sospetta.
La crisi peggiore riguarda l’edilizia. Qui l’amministrazione comunale non mostra una grande originalità progettuale. L’impegno maggiore sembra destinato al ridisegno delle aree un tempo occupate dalle maggiori aziende cittadine, l’area Franchi in prossimità della ferrovia, l’area Petrini-Mattatoio intorno alla piazza del mercato, l’area Giontella-Deltafina. Per quanto riguarda l’ultima il progetto presentato ricalca, con modifiche peggiorative, quello del centro sinistra. Viene confermato l’abbattimento della casa modulare di Renzo Piano costruita per i matti liberati dal manicomio al tempo di La Volpe. Il celebre architetto  ha dichiarato di tenerla in non cale ed è probabile che quell’esperimento, che Piano illustra entusiastico in un video d’epoca, conti poco nella sua storia d’architetto; ma in una città come Bastia, dove d’artistico o di storico non c’è quasi nulla, dovrebbero tenerlo da conto. Viene collocata nell’area Deltafina anche la nuova scuola media, ma lontana dagl’impianti sportivi, il che conferma l’impressione di una progettazione un po’ arruffata. La bandiera della giunta Ansideri sembra essere l’area Franchi: vorrebbe eliminare il passaggio a livello e far costruire a centinaia appartamenti di lusso. Amelia Rossi, segretaria del locale circolo di Rifondazione, è scettica: “Falcinelli, che costruisce residenze di qualità a tremila euro il metro quadro, non vende; ha rinunciato a costruire due palazzi per cui aveva i progetti approvati”.
Intanto l’amministrazione comunale registra un indebolimento interno dovuto alla sostituzione dell’assessore Bagnetti, coinvolto in indagini giudiziarie su problemi d’inquinamento; e non sembra assicurare la coesione l’espediente di mini-incarichi per quasi tutti i consiglieri comunali di maggioranza. L’elettorato moderato sembra peraltro non aver gradito la sponda che il Comune ha fornito all’organizzazione di estrema destra “Casa Pound”, sostenuta in ben due iniziative che hanno determinato una sorta di militarizzazione del centro cittadino. Ancora più grave lo scacco per la progettata istallazione a Costano di un impianto per la produzione di biogas, che ha determinato la presa di distanza di un pezzo significativo di popolazione.
E l’opposizione? Nel Pd è tornato il vecchio Brozzi, reduce dagli incarichi di governo o di sottogoverno: ha riorganizzato il partito nei quartieri e nelle borgate e riattivato spente militanze. Sui risultati di questo attivismo vecchia maniera è lecito più di un dubbio. Certo è (se ne parla nella pagina a fianco) che l’impegno politico giovanile riconducibile alla sinistra sembra prendere strade diverse da quelle partitiche. Si registra anche un discreto coordinamento tra i partiti e i partitini del centrosinistra: i rappresentanti di Pd, Idv, Sel, FdS, Sinistra critica si incontrano regolarmente. Sembrano uniti nel contrastare le inefficienze di Ansideri come dei suoi amici e camerati. Chissà se lo saranno altrettanto nella proposta politica ed elettorale.

Nessun commento:

statistiche