Andrea Costa, nel marzo 1879,
fuggiasco in Francia, fu arrestato durante una manifestazione a Parigi.
Processato due mesi dopo fu condannato a due anni anche per aver proclamato
davanti ai giudici il proprio credo anarchico e collettivista. Fu liberato e restituito
all’Italia nel maggio del 1880, per una amnistia.
In un suo scritto tra
l’autobiografico e il politico intitolato Ai
miei amici e ai miei avversari, datato Imola, 25 settembre 1881 (Cesena,
1881), egli racconta i suoi sentimenti all’uscita dalla prigione. (S.L.L.)
“Uscendo dal carcere di Parigi,
mentre il grave carrozzone di ferro ci trasportava notturnamente al confine, e
nella celletta chiusa si soffocava, e il petto mi doleva da rompermi, e la
fronte ardeva, ricordo come, prevedendo le nuove pugne e i nuovi dolorosi
conati, promettessi a me ed alla causa a cui votai la mia vita, di perseverare,
ad ogni costo, con tutti e contro tutti, per togliere di mezzo il maggior
numero d'iniquità sociali che potessi”.
In Pier Carlo Masini, Storia degli anarchici italiani,
Rizzoli, 1969
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