La prof. Elisabetta Bertol, tossicologa legale |
Non passa giorno che non si debba
tornare su qualche effetto perverso delle politiche proibizioniste e
repressive, quelle che alimentano una economia criminale sempre più robusta (e
sempre più legata a doppio filo all’economia cosiddetta legale), pronta a
sperimentare cinicamente sulla pelle dei consumatori, a scopi di maggior
profitto, i cocktail più micidiali.
Questa storia comincia
notoriamente col proibizionismo americano, grazie al quale Al Capone & Co.
spacciavano micidiali bevande alcoliche adulterate; e per giunta scherzandoci
sopra, come mostrano le testimonianze letterarie su quella porcheria chiamata
Old Tennis Shoes – vecchie (e quindi assai fetenti) scarpe da tennis – a
imitazione del classico bourbon Old Tennessee.
Da tempo è noto che la cocaina
viene tagliata col levamisolo, un prodotto nato come antielmintico (cioè
vermifugo) per uso umano e veterinario; poi usato come immunomodulatore e
quindi provato in alcune forme di tumore e nell’artrite reumatoide.
Altrettanto noto è che il
levamisolo può causare gravi effetti collaterali, favorendo infezioni multiple,
producendo leucopenia e agranulocitosi (cioè riduzione sino alla scomparsa
delle cellule “bianche” del sangue), anche mortale.
Ora si aggiungono due pesanti
carichi. Il primo è il reperto di una crescente frequenza di tagli al
levamisolo – l’ultimo dato è 70% - nella coca spacciata in Usa, e il frequente
reperto di tali tagli anche in Italia. Il secondo viene da una ricerca condotta
dal gruppo della tossicologa forense di Ferrara Elisabetta Bertol, in
collaborazione con un’ esperta di Firenze, Sandra Furlanetto, e un altro
californiano, Steven Karch («Journal of Pharmaceutical and Biomedical
Analysis», v.55, n.5, p.1186-1189, 2011). Questo lavoro conferma nel cane e
nell’uomo quanto già in precedenza accertato nel cavallo: cioè che il
levamisolo si trasforma nel corpo in aminorex – sì, proprio quel micidiale farmaco
anti-fame che tempo fa fu ritirato dal commercio dopo una serie di casi anche
mortali di ipertensione polmonare; il che è particolarmente preoccupante per i
consumatori di coca, che in caso di eccessi possono andare incontro a gravi
incidenti cardiovascolari.
L’Oms ha a suo tempo avvertito le
nostre autorità dei rischi creati da questi tagli; e queste a loro volta hanno
avvertito i vari presidi responsabili del settore tossicodipendenze e del
trattamento di emergenze tossicologiche. Tuttavia sappiamo che i consumatori di
coca sono per la maggior parte nel sommerso, “invisibili”; quindi occorre anche
una capillare campagna informativa coinvolgendo soprattutto i servizi più raggiungibili
dai consumatori, quelli di bassa soglia. In una parola, occorre potenziare la
riduzione del danno per proteggere la salute di tutti.
“il manifesto”, mercoledì 28
settembre 2011
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