14.9.13

Banchieri d’oro. Più perdi più ti pago (Salvatore Cannavò)

Banchieri nel primo Novecento
MENTRE GLI ISTITUTI IN CRISI SONO A CACCIA DI ALTRI CINQUE MILIARDI, LA CISL PUBBLICA L’ELENCO DEI MANAGER PIÙ PAGATI, GLI STESSI CHE HANNO DISTRUTTO MPS E BANCA MARCHE.
Diecimila euro al giorno. Anzi, 10.786. Per 365 giorni l’anno, comprese le feste e i riposi. Sono quasi 4 milioni di euro. A guidare la classifica dei manager bancari più pagati è Enrico Cucchiani, il consigliere delegato di Intesa San Paolo, formalmente numero due del gruppo bancario, dopo il presidente Giovanni Bazoli, ma in realtà il vero capo azienda. L’elenco, pubblicato dalla Fiba, il sindacato dei lavoratori bancari e assicurativi della Cisl, stride clamorosamente con l’ennesima richiesta di fondi da parte delle banche. Servono circa 5 miliardi per risanare i bilanci disastrati di banche come Mps, Banca Marche, Popolare di Spoleto o Popolare di Milano. Ed è in contrasto con l’andamento complessivo del settore in cui l’associazione bancari, Abi, minaccia la disdetta del contratto nazionale, gli esuberi accertati sono oltre 20 mila e altri licenziamenti potrebbero essere in arrivo.
La Fabi Cisl, diretta da Giulio Romani, non un estremista, sta raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare con l’obiettivo di porre “limiti massimi agli emolumenti dovuti ai top manager”.

I dati mostranO una realtà impressionante: la crisi del settore bancario non ha avuto alcun riflesso sulle retribuzioni dei manager. Anzi, come nota la Fiba, il rapporto tra i compensi agli alti vertici e il contratto medio del settore è di 1 a 46. In relazione agli stipendi medi che vigono in Italia, però, il rapporto può essere anche di uno a 100. E stiamo parlando di compensi che, sia pur lievemente, sono stati ridotti rispetto agli anni scorsi.
Cucchiani, che colleghi e dipendenti chiamano “il signor altrove”, rappresenta solo l’apice più evidente delle disparità. Dietro di lui troviamo l’ad di Unicredit, l’altro grande gruppo bancario italiano, che al giorno riesce a guadagnare 8.211 euro, quasi 3 milioni all’anno. Seguono Enzo Chiesa, del Banco popolare di Milano, 8 mila euro al giorno, poi ancora altri due dirigenti di Intesa, Carlo Messina (5.907) e Gaetano Micciché (5.742) e poi tutti gli altri come si può leggere nella tabella in pagina (i dati sono riferiti ai compensi del 2012).
A conferma della contraddizione tra la conduzione di un gruppo bancario e i compensi percepiti, il primo in classifica tra i presidenti è Giuseppe Mussari: oltre duemila euro al giorno, 730 mila euro l’anno per distruggere il Monte Paschi. L’ad, Fabrizio Viola, nel 2012 ne ha guadagnati 1,5 milioni, 4 mila euro al giorno. Come ormai è noto, nel 2012 il Monte Paschi di Siena ha chiuso con un passivo di 3,6 miliardi che si sommano ai 4,7 miliardi persi nel 2011.
La relazione tra andamento delle banche e premi ai manager, di fatto, non sussiste. L’altra banca che, dopo Mps, è finita sotto i riflettori per le proprie, la Carige, ha chiuso il 2012 con un deficit di 63 milioni ma il suo presidente ha intascato 1,2 milioni di compenso annuo mentre l’ad si è fermato a 704 mila euro (uno dei pochi casi in cui il presidente guadagna più dell’ad). Molto più disarmante la sproporzione che si registra al Banco popolare. Con un 2012 in rosso per la bellezza di 944 milioni, che si sommano ai 2,25 miliardi di perdita del 2011, l’istituto che ha riunito diverse banche popolari ha remunerato il presidente, Carlo Fratta Pasini, con 597 mila euro l’anno e l’ad, Pier Francesco Saviotti con 1,7 milioni, oltre 5 mila euro al giorno. Alla Banca popolare di Milano la perdita 2012 è di 473 milioni ma il presidente, Andrea Bonomi, si è messo in tasca 615 mila euro, mentre l’ad ha superato il milione di euro. Il cattivo rapporto tra compenso e andamento della gestione riguarda anche il prestigioso Unicredit. La perdita del 2012 è stata di 220 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto ai 6,3 miliardi di deficit del 2011. Ma l’ad Federico Ghizzoni ha intascato quasi 3 milioni di euro e poco meno ha guadagnato il direttore generale, Roberto Nicastro con 2,4 milioni.
In Intesa, almeno, hanno potuto esibire un bilancio in nero per 1,6 miliardi nel 2012 anche se il 2011 è stato in rosso per oltre 8 miliardi. Ma va anche segnalato che retribuire i consiglieri di amministrazione e controllo e i dirigenti più importanti, la banca ha speso 73 milioni di euro. Per sedersi nel Consiglio di gestione, ad esempio, un membro come Elio Catania incassa 150 mila euro l’anno. Banca Marche, infine, è stata disastrata (perdita 2012 a 500 milioni e aumento di 2 miliardi dei crediti incagliati) da un manager, Massimo Bianconi, che viaggiava su 1,6 milioni l’anno (il successore, Goffi, è sceso di meno della metà).
L’obiettivo della Cisl è porre come limite per la retribuzione fissa lo stesso importo stabilito dal governo per i manager pubblici: 294 mila euro l’anno. A cui aggiungere una parte variabile, con un importo analogo come picco massimo, “ragguagliato ai risultati raggiunti e alla grandezza dell’azienda amministrata”. “Si tratta, spiega al Fatto Giulio Romani, di ristabilire un equilibrio tra parte fissa e variabile, di eliminare lo scandalo dei bonus, spesso erogati in pieno conflitto di interesse e di legare i compensi variabili a valori accettabili: ad esempio l’aumento dell’occupazione”.

"Il Fatto Quotidiano", 14/9/2013

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