25.9.13

La morte di Ladislao Biro, l'inventore della penna a sfera (Giovanni Maria Pace)

Ladislao Biro
Ladislao Biro, l'inventore della famosa penna "senza inchiostro", è morto a Buenos Aires.
Aveva 86 anni ed era povero, perché la sua invenzione non a lui ma ad altri, più lungimiranti e fortunati, aveva fruttato danaro e prosperità. 
Nato in Ungheria, Ladislao era redattore di una rivista di Budapest quando prese a riflettere sull'inchiostro tipografico a essiccazione rapida, che gli pareva un mezzo tecnicamente superiore di lasciare tracce sulla carta. Poteva, quell'inchiostro, essere applicato anche alla scrittura manuale? Nell'itinerario che porta a una delle invenzioni più popolari si inserisce a questo punto un episodio che avrebbe affascinato Freud. Tra le immagini deformate di un sogno, Ladislao vide, una notte, la penna che porta il suo nome. Lo strumento per scrivere non era però nitido e piano come nella realtà, ma appariva quale un fucile inondante d'inchiostro i nemici dell'inventore.
Dopo questa scena notturna, che conforta chi crede nella forza creativa dell'attività onirica, Ladislao cominciò a provare in concreto la "biro", per la quale chiese, nel 1938, il brevetto. Gli eventi però incombevano, le armate naziste percorrevano l'Europa e così Ladislao, nel 1940, emigrò prima in Francia e poi in Argentina, dove avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni. Nel paese sudamericano perfezionò, all'inizio degli anni Quaranta, il suo ritrovato, con l'aiuto del fratello George, ex chimico. Cominciò anche a produrre la fantastica penna, ma i tempi erano difficili e gli affari scarsi. Così, nel 1944, Ladislao vendette i diritti dell'invenzione a uno dei suoi finanziatori. La penna a sfera venne quindi prodotta per le forze inglesi e americane, che si incaricarono della sua diffusione nel mondo, insieme col Carnation milk e la gomma da masticare. Nel 1948 fu la grande casa Parker a occuparsi della biro, nell'epoca in cui la penna cominciava la sua marcia trionfale anche in Europa. Ai giorni nostri è il barone francese Bic a produrla in un numero impressionante di esemplari: dieci milioni di pezzi al giorno. (L'affascinante storia delle invenzioni, “Selezione dal Reader' s Digest”).
L'inventore ungherese non fu però mai toccato dalla pioggia d'oro sgorgata dalla cornucopia, non unico esemplare di quella stirpe di geni perdenti a cui appartengono anche molti italiani, da Meucci (telefono) a Pacinotti (dinamo). Biro diede altre prove della sua fertilità con la messa a punto di un mattone refrattario e con un'altra trentina di invenzioni. Ultimamente lavorava, per conto della Commissione atomica argentina, a un processo per l'arricchimento dell'uranio. 
Non fu solo nella tecnologia, però, che Ladislao eccelse. La sua multiforme attività toccò anche la pittura. Opere dell'inventore ungherese sono conservate nella Galleria delle belle arti di Budapest.
Oggi inventori isolati come Biro, che in un sottoscala e senza apparato di assistenti raggiungono le vette dell'innovazione, non sono forse più possibili. Nell'era dell'esplorazione spaziale e dell'ingegneria genetica, la creatività ha bisogno di investimenti cospicui e del lavoro di équipe. A Ladislao Biro, cavaliere solitario che ha affrancato l'umanità dalla schiavitù del calamaio, va anche questo segno di distinzione: l' onore di chiudere un'epoca nella storia della tecnica. Ma è pur sempre un misero compenso per un uomo come Biro e per una invenzione "che ha fatto del suo nome una parola sulla bocca di tutti, in tutto il mondo".

“la Repubblica”, 26 ottobre 1985

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