Uno dei libri più belli e, forse,
meno conosciuti di Leonardo Sciascia è La
strega e il capitano, inchiesta su un processo milanese e secentesco per
stregherìa nata in margine alla lettura del Manzoni e insieme inchiesta sul
potere e sulla giustizia, civile ed ecclesiastica, nella storia di ieri e di
oggi. Ne consiglio vivamente la lettura. Qui ne riprendo due passi dall’ultimo
capitolo, l’uno e l’altro tratti da atti ufficiali, benché il secondo sia
corredato da una utilissima precisazione del nostro scrittore. (S.L.L.)
Dall’ordinanza del Senato in
vista dell’esecuzione della pena capitale (febbraio 1617)
"Sia condotta sopra un carro
al luogo del pubblico patibolo, ponendole sulla testa una mitra con la dicitura
del reato e figure diaboliche, e percorrendo le vie e i quartieri principali
della città col tormentarla nel corpo con tenaglie roventi, per poi essere
bruciata dalle fiamme..."
Dal registro della Compagnia che
assisteva i condannati a morte (4 marzo 1617)
“Giustizia fatta su la Vetra, fu
abbruggiata una Caterina de Medici per strega, la quale aveva maleficiato il
Senatore Melzi; fu fatta una Baltresca sopra la Casotta; fu strangolata su
detta Baltresca all'alto, che ognuno poteva vedere; ma prima fu menata sopra di
un carro e tenagliata. Era sotto l'ufficio del signor Capitano, fu sepolta a
Santo Giovanni; questa fu la prima volta che si facesse Baltresca."
(“La baltresca – spiega Sciascia – era una specie di castelletto, a che tutti non perdessero nulla
dell’orrendo spettacolo”)
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