1.9.13

L’Italia che rispetta gatti e cani (Antonella Mariotti)

Un articolo dell’anno scorso riferisce i dati – più positivi che negativi – di una ricerca sulle buone pratiche in uso negli Enti Locali a proposito degli animali domestici. Benché il rapporto sia vecchio di un anno e più mi pare emblematico. A quel che si legge sono poche amministrazioni comunali hanno risposto al questionario, tutte le altre sembrano avere qualcosa da nascondere. Mi pare tuttavia giusta la scelta di Legambiente di valorizzare chi fa bene e di diffonderne l’esempio. (S.L.L.)

E’ stato difficile e faticoso, anche con Comuni che avevano delle ottime "pratiche" che dovrebbero condividere tutti. Ma perché non farle conoscere?».
Antonino Morabito di Legambiente racconta con passione quella che è stata una vera e propria awentura, vale a dire la preparazione del primo dossier «Ecosistema animali» (sarà presentato domenica a Terrafutura, a Firenze). È la stessa passione che ha per gli animali: a casa sua vivono in media quattro randagi alla volta, che raccoglie per le strade.
«Ecosistema animali» racconta l'Italia attraverso «le buone pratiche» per canili e gattili, tra microchip e campagne di sterilizzazione.
«Abbiamo inviato centinaia di questionari - racconta Morabito - ed è stata dura farsi rispondere. Ma noi vogliamo che si conoscano queste iniziative e, così, un Comune che non sa come risolvere un problema potrà trovare la soluzione "copiando"».
E alla fine i «Comuni a prova di cani e gatti» arrivati sul podio sono Modena, Pordenone e Torino, che ottengono da Legambiente una nota di merito. Esempi virtuosi per la gestione delle strutture comunali e le attività di «microchippatura» per i cani. Ma anche per piani di tutela delle colonie feline, per le campagne d'informazione sulle leggi in materia di protezione animale, per i corsi di formazione con i quali imparare a gestire fido e non solo. Ci sono anche iniziative per promuovere l'adozione dei cani, i progetti di educazione nelle scuole e la possibilità di trasportare cani e gatti sui mezzi pubblici (a questo proposito quasi due terzi, il 66,2% dei Comuni, accetta i cani su tram e bus).
I Comuni virtuosi svelano un'Italia che ama e rispetta gli animali (sono circa 12 milioni i cani in famiglia), contrapposta a quella dei canili-lager, degli abbandoni e dei maltrattamenti. «E' un Paese attento alla difesa e alla cura dei suoi amici a quattro zampe e anche alle esigenze delle famiglie che li ospitano», scrivono da Legambiente.
Le amministrazioni comunali che hanno risposto alle 40 domande sono state 109 ed è nata così una foto fedele degli animali in città: occuparsi di loro significa, anche e soprattutto, offrire servizi alle famiglie che devono poter viaggiare con il cane oppure entrare nei negozi per fare acquisti senza doverlo lasciare legato al marciapiede. E non solo. Nel 2010 più di un terzo dei Comuni capoluogo ha realizzato la mappatura del territorio dei canili o di tutte le strutture che ospitano gli amici animali.
Quanto alla «microchippatura», più della metà dei municipi ha dichiarato di averla realizzata (mentre il 43,8% ha risposto «no»). Quest'ultimo è un dato negativo, che pesa sul lavoro dell'anagrafe canina, istituita con la legge 281 istituita nel 1991. «Ma noi crediamo che dovrebbe essere nazionale - propone Morabito -: ci sono casi in cui il cane cambia "residenza" e la cosa non viene comunicata all'Asl. Se questi dati venissero invece messi in rete, si avrebbe un controllo più preciso e si combatterebbe meglio la piaga dell'abbandono».
Oggi, comunque, la maggior parte dei Comuni ha strutture di «accoglienza» per i randagi (l'86,5%), anche se perlopiù sono affidate a gestioni private, che non sempre, però, brillano per efficienza.


“La Stampa, 26 maggio 2012

1 commento:

sabri ha detto...

purtroppo qui al sud (Calabria) la situazione è ben diversa e oltre ai randagi si fa i conti con i terribili combattimenti tra cani amati dai criminali. Magari avessimo canili e gattili efficienti...

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