L’occupazione delle fabbriche nel
biennio rosso 1919-1920 non fu solo un fenomeno di Torino o dell’Italia
settentrionale, ma anche della Sicilia operaia. Della più importante occupazione,
quella del cantiere navale di Palermo, e del suo principale organizzatore,
Giovanni Orcel, dà notizia la scheda qui postata, scritta da Dino Paternostro
per il quotidiano “La Sicilia”. C’è un riferimento anche a Nicola Alongi, il
dirigente del movimento contadino ucciso qualche mese prima, il 29 febbraio del
1920, a Prizzi (Pa), dalla mafia. A lui gli operai che occupavano il cantiere
intitolarono una nave, quasi a sancire l’alleanza operai-contadini per la
giustizia sociale e contro quella mafia, di cui anche Orcel, di lì a poco,
sarebbe caduto vittima, a 33 anni come Gesù Cristo. (S.L.L.)
Ormai appartiene alla «mitologia»
del movimento operaio la storica occupazione del cantiere navale di Palermo,
avvenuta il 4 settembre 1920, per protestare contro il licenziamento di 250
lavoratori, seguita a ruota dalle maestranze delle altre fabbriche palermitane.
In quell’occasione, gli operai palermitani dimostrarono grande maturità
politica e una capacità non comune di organizzare l’autogestione delle fabbriche
occupate, riconosciuta dalla stessa direzione aziendale dei cantieri navali.
Segno commovente di questa maturità politica fu la decisione di «battezzare»
con il nome «Nicola Alongi» una delle prime navi costruite in regime di
autogestione.
L’organizzatore e l’anima di
questo movimento fu Giovanni Orcel, che venne contrastato non solo dai padroni,
ma anche dagli esponenti del socialismo riformista, che vedevano nella sua
attività una «rottura rivoluzionaria» col vecchio ordinamento corporativo del
mondo del lavoro, imperniato attorno ai Florio.
Con Alongi, Orcel aveva
teorizzato e praticato l’unità tra gli operai e i contadini. E, dopo
l’assassinio del dirigente contadino prizzese, aveva continuamente fatto
pressione sulle autorità per ricercare ed assicurare alla giustizia mandanti ed
esecutori del crimine. Ma, pochi giorni dopo la fine dell’occupazione dei
cantieri navali, l’intera gamma delle forze conservatrici e mafiose strinse il cerchio
anche attorno a lui, decretandone la morte, che avvenne la sera del 14 ottobre
1920.
Orcel lasciò la giovane moglie
Rosaria Accomando, che con coraggio non si stancò mai di chiedere giustizia per
il marito, indicando agli inquirenti delle piste, che però non furono seguite
col necessario impegno. Ma su Orcel, negli anni successivi, a parte qualche
articolo e qualche sporadica
commemorazione, sarebbe caduto l’oblio.
Il suo nome non figura nemmeno
nei testi più diffusi di storia della Sicilia contemporanea. A Orcel è stata intitolata
la Camera del lavoro di Palermo e una storica sezione del Partito comunista.
Solo nel 1998, la giunta guidata dal sindaco Leoluca Orlando gli ha dedicato una
via cittadina.
“La Sicilia”, 25 febbraio 2007
Nessun commento:
Posta un commento