Negli anni Ottanta del 900 ripresero nell'area di Retymno, con la collaborazione dell'Università di Napoli, alcuni scavi archeologici iniziati durante la Seconda Guerra Mondiale, al tempo della invasione tedesca. L'articolo che segue dà conto dei primi, importantissimi risultati. I lavori successivi hanno riportato alla luce tracce di un palazzo imponente, paragonabile a quelli più importanti della civiltà minoica, distrutto da un incendio intorno al 1650 a.C.. (S.L.L.)
Creta, Retymnon Monastirak:, l'accesso al "Palazzo" distrutto da un incendio intorno al 1650 a.C.
|
L'isola di Creta è la
culla della prima grande civiltà europea, quella minoica. Dal 1982,
l’Università degli Studi di Napoli vi conduce, in collaborazione
con il direttore delle antichità di Grecia, Tzedakis, delle ricerche
archeologiche nella valle di Amari, ai piedi del versante occidentale
del Monte Ida. I risultati di queste ricerche sono stati raccolti in
un libro, il cui primo volume, frutto di una intensa e fraterna
collaborazione tra Napoli, il ministero greco per i Beni culturali e
l’Università di Creta, è di prossima pubblicazione.
La valle di Amari
nell’ovest di Creta è una zona a lungo dimenticata dagli
archeologi. Infatti, gli sforzi della stragrande maggioranza di
quelli che hanno scavato a Creta dalla fine del secolo scorso, greci,
italiani, francesi ed inglesi, si sono concentrati sulle zone
centro-orientali dell'isola dove, tra l’altro, sono stati scoperti
i grandi palazzi di Cnosso, di Mallia, di Festos e di Zakros.
Abbiamo deciso di
intraprendere delle ricerche nella valle di Amari per due motivi
principali: da una parte perché eravamo convinti che i Minoici
avessero occupato la Creta occidentale allo stesso modo della Creta
orientale (una montagna non ha mai fermato l’espansione di una
civiltà); dall'altra, perché la valle di Amari costituisce uno dei
pochi punti di passaggio tra le coste meridionali e settentrionali
dell’isola. Le merci che dall’Egitto approdavano nei porti del
golfo della Messarà sulle rive a sud di Creta, venivano sbarcate,
caricate a dorso di mulo e transitavano senz’altro per la valle di
Amari prima di raggiungere i centri della costa settentrionale di
Creta e quindi l’Egeo e la Grecia continentale.
Le nostre speranze sono
state premiate. In questi primi sette anni di ricerche, abbiamo
scoperto dei resti del periodo dei primi palazzi cretesi (2000-1750
a.C.) ed alcune tombe del periodo della guerra di Troia che gettano
una luce nuova sulle civiltà dell’età del bronzo dell'antico
Egeo.
Il primo volume della
ricerca tratta delle campagne condotte a Monastiraki nel 1982, 1983 e
1984 in collaborazione con I. Tzedakis e A. Kanta della Università
di Creta.
Monastiraki è un vasto
insediamento palaziale costruito su uno sperone roccioso. La
posizione del sito consentiva ai suoi occupanti di controllare tutto
il traffico che transitava lungo la valle. Inoltre, il terreno
fertilissimo e l’abbondanza di acqua assicuravano alla gente del
luogo cibo e ricchezza.
Aprendo un saggio ai
piedi di un muro di terrazzamento, utilizzato ancora oggi dai
contadini di Monastiraki ma costruito ben 4000 anni fa dai Minoici
che occupavano la valle, abbiamo portato alla luce alcuni reperti che
allargano l’orizzonte delle nostre conoscenze sulla religione
minoica ed altri che illustrano la nascita dei primi sistemi
amministrativi a Creta intorno al 2000 a.C.
In una stanza
probabilmente adibita al culto, a giudicare dai vasi che vi sono
stati ritrovati (tavole per le libagioni, vasi simili a quelli
rinvenuti nei santuari), abbiamo avuto la fortuna di scoprire i resti
di un modellino fittile di santuario risalente al 1800 a.C. È una
costruzione in miniatura che raffigura nei minimi dettagli quello che
doveva essere il santuario minoico vero e proprio. L’edificio era
costruito su due piani, ambedue balconati e provvisti di colonne; i
muri erano coperti di intonaco bianco mentre le colonne erano dipinte
di rosso. Al termine della rampa, a destra, di fronte all’ingresso
del porticato, sono rappresentate le famose corna di toro, simbolo
per eccellenza del mondo e della religione dei Minoici, che i
ritrovano tra l'altro, anche di fronte all’ingresso sud del palazzo
di Cnosso.
Questo modellino di
fondamentale importanza per lo studio dell'architettura sacra
minoica, presenta un altro motivo d’interesse: in mezzo ai
frammenti del santuarietto, è stata rinvenuta una statuetta di
felino perfettamente simile alle statuette di gatti trovate nel 1972
a Mallia sulla costa settentrionale di Creta, in un edificio
risalente allo stesso periodo del palazzo di Monastiraki. Tutto
lascia quindi credere che il felino di Monastiraki fosse anch’esso
un gatto. Inoltre il contesto nel quale furono rinvenute le statuette
di gatti di Mallia era culturale così come nel contesto archeologico
che circonda il nostro ritrovamento. È quindi logico pensare che il
tempietto di Monastiraki fosse dedicato al culto del gatto. Questo
culto è di origine egiziana ma non è un caso se lo vediamo
penetrare a Creta durante il periodo dei primi palazzi. Infatti, con
la costruzione di queste grandi residenze, la civiltà minoica
conosce la sua prima vera espansione. I Minoici raggiungono la costa
siro-palestinese, diventano assidui frequentatori della valle del
Nilo; le merci cretesi sono apprezzate alla corte del Faraone e i
prodotti dell’Egitto e della Siria, soprattutto le materie prime,
invadono l’Egeo.
In un mondo in piena
espansione, l’impatto tra due culture non si limita di certo allo
scambio di prodotti ma coinvolge altre sfere come, ad esempio, quella
culturale. Alcuni testi egiziani ci insegnano che la terra dei
Faraoni non era rimasta insensibile di fronte alle manifestazioni
religiose minoiche e così, anche la religione minoica si apre ai
culti stranieri.
È certamente in questo
contesto che un culto del gatto, di chiara matrice egizia penetra a
Creta tra il 2000 e il 1800 a.C. e viene assorbito dai Minoici del
periodo dei primi palazzi.
Del resto, il gatto era l’animale che poteva combattere e sconfiggere i roditori e assicurare la sopravvivenza in un’economia che scopriva il ruolo fondamentale della consegna e della redistribuzione dei beni e quindi la necessità di assicurare la salvaguardia dei granai. Il gatto combatteva i topi i quali minacciavano i raccolti e le riserve alimentari dello Stato. Non vi è dunque nulla di strano nel vedere questo animale divinizzato. Poiché i problemi della preservazione dei raccolti si ponevano allo stesso modo a Creta e in Egitto, è logico che il gatto abbia avuto lo stesso ruolo in questi due paesi legati da strette relazioni commerciali.
Del resto, il gatto era l’animale che poteva combattere e sconfiggere i roditori e assicurare la sopravvivenza in un’economia che scopriva il ruolo fondamentale della consegna e della redistribuzione dei beni e quindi la necessità di assicurare la salvaguardia dei granai. Il gatto combatteva i topi i quali minacciavano i raccolti e le riserve alimentari dello Stato. Non vi è dunque nulla di strano nel vedere questo animale divinizzato. Poiché i problemi della preservazione dei raccolti si ponevano allo stesso modo a Creta e in Egitto, è logico che il gatto abbia avuto lo stesso ruolo in questi due paesi legati da strette relazioni commerciali.
l'Unità, 28 marzo 1989
Nessun commento:
Posta un commento