Mosca 1971. Enrico Berlinguer con Cervetti e Pajetta nella Piazza Rossa |
Lenin è stato grande
perché, rovesciando tutti i canoni e le idee correnti nel movimento
operaio, secondo le quali la rivoluzione sarebbe stato il prodotto
meccanico di uno sviluppo capitalistico giunto al suo culmine,
comprese che nell’epoca dell’imperialismo, dello sviluppo
ineguale (oltre che della guerra) si erano create le condizioni
perché la rottura avvenisse in un paese, la Russia, che
rappresentava in Europa uno dei punti più bassi dello sviluppo
capitalistico e sulla base di una amplissima alleanza di tutte le
masse oppresse attorno al proletariato rivoluzionario.
Fu un errore? Possono
continuare a sostenere una simile assurdità solo quanti sono preda
del più ottuso anticomunismo o quanti non capiscono che la categoria
dell’errore non può esser usata per spiegare avvenimenti grandiosi
come quelli della rivoluzione del ’17 e quelli che da essa sono
nati.
Giusto è dire invece che
Lenin impresse una forzatura — e aggiungerei una forzatura massima
— al corso degli eventi: e fu una forzatura che pesò su tutto il
corso successivo della vita nell’URSS. Ma fu proprio quella
forzatura che salvò la Russia dallo sfacelo; la strappò
all’arretratezza in cui si trovava sotto lo zarismo e aprì la
strada alla fondazione di una società e di uno Stato autonomi dal
capitalismo.
Ed è un fatto che quella
società e quello Stato, nonostante le contraddizioni, gli errori e
anche le tragedie che segnarono la loro costruzione, specie durante
il periodo staliniano, furono un fattore determinante della sconfitta
del nazifascismo e furono per decenni un punto di sostegno e di
riferimento per milioni di combattenti per la libertà e per
l’emancipazione dei lavoratori in Europa e in altre parti del
mondo.
Sul piano mondiale,
infatti, la rivoluzione del 17 non soltanto dette luogo alla nascita
dei partiti comunisti, ma suscitò anche, e diede slancio, a
molteplici movimenti di liberazione sociale e nazionale in ogni
continente, compresi i comunisti della Cina, che seppero poi
imprimere alla rivoluzione nel loro paese un corso proprio,
originale, la cui vittoria costituì una nuova tappa nel moto
mondiale di riscatto dall’imperialismo e dal capitalismo.
Con la Rivoluzione
d’ottobre si aprì, innestandosi e intrecciandosi con la prima, una
seconda fase della lotta del movimento operaio mondiale per il
socialismo.
“l'Unità”, 12
gennaio 1982
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