Nel corso di un seminario
organizzato dalla scuola politica di Roberto Formigoni, Berlusconi
avrebbe detto di Margaret Thatcher che era «una bella gnocca».
C'è chi riferisce che
l'ex-premier abbia detto: «Se fosse stata una bella gnocca me la
ricorderei ancora...». Comunque sia, The Independent ha dedicato
alla vicenda un bell'articolo, stupito, ironico, e didattico.
Or non è molto, don
Bossi, dissequestrato e rientrato in Italia, ha scandalizzato molti
per aver detto in chiesa: «Ho combinato un bel casino!». «Miiii...
che figo» dicono le ragazzine quando vedono passare per via un gran
bel fusto. «Ma che c. dici?» le risponde l'amica. Un fuoco
d'artificio di parole, che a rigore oscene non sono più, per aver
perduto col lungo uso la valenza forte, a poco a poco neutralizzata
II gergo giovanile è oggi molto (troppo?) colorito. In realtà lo è
sempre stato. Non è un fenomeno moderno. Anche se, ora, le
«parolacce» hanno corso più disinvolto, almeno dagli Anni
Settanta, anni di esplosione delle parole interdette.
Le parole che prima
venivano represse, o porte con un prudente giro eufemistico, oggi
affiorano ad ogni piè sospinto, come rumore, vuoto, zeppa. Il verbo
incazzare lo usano anche i bambini. È entrato pure nel titolo di un
libro di oltre vent’anni fa, Anche le formiche nel loro piccolo
s'incazzano. Distinte signore lo usano in eleganti salotti. Del
resto, ripeto, le «brutte parole» a forza di usarle perdono la loro
connota ione oscena di partenza. È successo a casino, che
(come bordello), da «casa di tolleranza» è passato a significare
(i dizionari dicono dal 1979) baccano, disordine e simili. E da un
po' funziona anche da quantificatore («mi piace un casino»),
secondo un procedimento comune della lingua quando si serve nel
registro informale di termini sessuali per indicare grande quantità
(un frego, un fottìo di gente, di quattrini, ecc.).
Identico passaggio, da casa chiusa e baccano, è capitato per esempio
a chiasso, che significava bordello, vicolo con casa dì
appuntamenti rumorosa. È successo a fascino, lat. fascinum,
amuleto, ma anche, in origine, membro virile. Ed è successo a fesso,
a fregarsene. Il tempo attenua, neutralizza, cancella. Non facciamo
troppi pettegolezzi (ma anche questa parola, ahimè, viene da peto!).
A meno che (penso alla gaffe berlusconiana) il disfemismo lo si usi
in contesto ufficiale, in situazione formale. Allora la cosa è
disgustosamente grave.
Tuttolibri La Stampa, 25 agosto 2007
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