Lepre |
Nel
piccolo e prezioso Dizionario di modi di dire della lingua
italiana di Carlo Lapucci
(Garzanti-Vallardi, 1979) il significato di fare la
gatta morta così è definito: “Far
finta di non capire, di non vedere o sentire, simulare d’essere
ingenuo, senza malizia per poi agire più comodamente a proprio
vantaggio”. Per la spiegazione si rimanda al protoottocentensco
vocabolario del toscano Manuzzi, secondo cui la similitudine è tolta
«dalla gatta, che quando vuol uccellare si corica per morta sull’aia
vicin della siepe, aspettando il buon dato di gittarsi sopra la preda
quando men si teme. Latino: lepus dormiens»
(Manuzzi).
Tutto
chiaro, dunque. Tranne quella lepre dormiente, il cui comportamento
non presenta in verità molte analogie con quello della gatta.
L'astuto felino finge di dormire per saltare addosso all'uccellino, o
forse al sorcio. La lepre è invece animale timido e cauto: quando,
grazie ai sensi assai sviluppati, si accorge di un potenziale
pericolo, non scappa immediatamente (rischiando di attrarre
l'attenzione su di sé), bensì tende a congelare i propri movimenti
e a rimanere perfettamente immobile nell'intento di mimetizzarsi con
l'ambiente circostante. Se però l'eventuale nemico, un felino, una
volpe, un cane, un mustelide, un cacciatore, si avvicina troppo, con
un veloce balzo (fino a 1,5 m in altezza e 2,5 m in lunghezza),
l'animale esce allora allo scoperto e inizia una fuga rapidissima e a
zig zag per ingannare l'assalitore.
A
volte però il cacciatore fa lui la “gatta morta”. La lepre, si
sa, non scava tane profonde, ma si rifugia in anfratti naturali o in
buche del terreno, profonde al massimo venti centimetri. Qui si
acquatta adattandosi al terreno circostante grazie al mantello
mimetico. Il cacciatore la vede e continua la sua strada facendo
finta di niente: tornerà con il cane e con lo schioppo e sorprenderà
la lepre, facendole spesso fare una brutta fine.
Al
mio paese esiste un modo di dire, che
è probabilmente tratto da siffatte pratiche venatorie. Uno che sapi
unna ci dormi lu liebbru (“sa
dove gli dorme la lepre”) è persona sicura del fatto suo, che per
risolvere il suo problema conta su risorse segrete e sicure, come il
cacciatore che sa dove riposa la sua preda.
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