L'intervento che segue è
stato pubblicato il 26 novembre scorso da Rino Genovese nel sito de
“Il Ponte”. Dell'articolo condivido anche le virgole, anche se
sembra superato dai fatti. La lista unitaria di sinistra in
formazione ha già indicato ieri, come proprio leader, Pietro Grasso.
Credo che però si faccia in tempo per una grande valorizzazione
della figura di Laura Boldrini, anche come sfida alla ottusità
maschilista e razzista della destra. Una sorta di doppia leadership
insomma che renda protagonista anche il femminile e più forte e
combattiva la proposta della sinistra. (S.L.L.)
Non si deprecherà mai
abbastanza il metodo di occuparsi prima del leader e poi dei
contenuti programmatici di una coalizione, né mai sufficientemente
si condanneranno le “primarie”, che hanno permesso a un piccolo
avventuriero d’impadronirsi con stile plebiscitario dell’unico
partito italiano ancora esistente, trasformandolo in un comitato
elettorale al suo servizio. E tuttavia neppure si può negare che, la
personalizzazione della politica essendo un fatto (ahi tempi in cui
mio padre, votando socialista mi diceva: “si votano le idee non le
persone”!), una sua importanza la leadership di una coalizione ce
l’abbia, se non altro come sineddoche di un’intenzione più
generale. Allora non si comprende perché la lista unitaria di
sinistra in formazione (che nei fatti è un cartello elettorale fra
tre sigle) dovrebbe presentare come bandiera il presidente del Senato
Pietro Grasso, ammesso che questi accetti l’investitura, e non
piuttosto la presidente della Camera Laura Boldrini.
La candidatura di questa
figura – che di recente si è staccata da Pisapia con un discorso
in cui diceva chiaro e tondo che con il Pd nessuna alleanza è ormai
possibile – sarebbe molto più caratterizzante, e più di rottura,
di quella di Grasso. In primo luogo, ovviamente, perché si tratta di
una donna – e non mi sembra che, da quando esiste la
personalizzazione spasmodica della politica, si sia mai pensato a una
donna come leader; in secondo luogo perché durante l’ultima
legislatura lei è diventata – per le posizioni assunte e per la
bellezza stessa della sua persona e della sua biografia – la
vittima sacrificale preferita della ferocia sessista e fascistoide
che si sprigiona dai nuovi media, cioè dalla torva ignoranza
diffusa, come risentimento sociale di massa.
Sarebbe anche un monito al renziano ministro Minniti, la scelta di Boldrini: dove il primo non conosce che l’astuzia cerchiobottista – una lancia spezzata in favore dello ius soli, di cui siamo ancora in attesa, e il più concreto adoprarsi affinché i migranti restino intrappolati in Libia –, la seconda riassume in sé l’esperienza di una ex funzionaria dell’Onu impegnata proprio nella gestione del problema dei rifugiati. Insomma, se Grasso, da ragazzo siciliano, ci ricorda che c’è ancora una lotta alla mafia da portare a termine, Boldrini, da ragazza marchigiana, potrebbe sottolineare che chiudersi nella difesa ottusa delle grandi o piccole patrie, nei mediocri regionalismi, oggi non ha più alcun senso, seppure lo ebbe in passato, e che è piuttosto al mondo in trasformazione che bisogna guardare.
Sarebbe anche un monito al renziano ministro Minniti, la scelta di Boldrini: dove il primo non conosce che l’astuzia cerchiobottista – una lancia spezzata in favore dello ius soli, di cui siamo ancora in attesa, e il più concreto adoprarsi affinché i migranti restino intrappolati in Libia –, la seconda riassume in sé l’esperienza di una ex funzionaria dell’Onu impegnata proprio nella gestione del problema dei rifugiati. Insomma, se Grasso, da ragazzo siciliano, ci ricorda che c’è ancora una lotta alla mafia da portare a termine, Boldrini, da ragazza marchigiana, potrebbe sottolineare che chiudersi nella difesa ottusa delle grandi o piccole patrie, nei mediocri regionalismi, oggi non ha più alcun senso, seppure lo ebbe in passato, e che è piuttosto al mondo in trasformazione che bisogna guardare.
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