Ci
deve essere anche spazio per il lutto
in
questa città scintillante
di
arroganza cortese.
Quelle
torri splendenti che promettono immortalità
– tenetele,
tenete tutto –
non è
che una valle tremula di portoni sprangati.
Vado
verso le colline colori sfocati,
ambra,
rossi, blue elettrici.
Da qui
posso vedere chiaramente,
templi,
teatri, luoghi di sapienza e bugie.
E
sulla testa? Il silenzio insolente delle stelle.
Siamo
meno che mendicanti. Alla fine
non
potremo rubare per te o avere in prestito un'ora
in più,
pur
coi nostri poteri, nemmeno un ultimo,
bellissimo,
balenante secondo.
da "Poesia" n. 315 Maggio 2016 - Traduzione
di Francesca Diano
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