19.2.19

Canto del re innamorato. Un corsivo di Fortebraccio (1982)

Margaret Thatcher

Poiché abbiamo ripetutamente detto ai nostri lettori quanto personalmente detestiamo il premier inglese, virtuoso e spietato (come non abbiamo mai taciuto la nostra profonda avversione per i generali argentini, tiranni e omicidi), riteniamo doveroso avvertire chi, bontà sua, ci segue, che c’è qualcuno, incomparabilmente più potente e più autorevole di noi, addirittura innamorato della signora Thatcher. Ce ne dà notizia il compagno Enea Cerquetti, deputato al parlamento, un comunista che ci è doppiamente simpatico: e perché è milanese e perché è stato sindaco, per ben nove anni, di Cinisello Balsamo, il centro lombardo che ha conosciuto il più impetuoso e popolare sviluppo mai, se non andiamo errati, registrato in Italia.
Il compagno on. Cerquetti ci ha fatto avere un ritaglio del quotidiano inglese “Herald Tribune” del 22 giugno u.s, che senz’altro vi traduciamo: «Secondo quanto scrive il Sunday Times, re Fahd, sessantaduenne, salito di recente sul trono dell’Arabia Saudita, è stato a tal punto colpito dal primo ministro inglese Margaret Thatcher, cinquantaseienne, quando la conobbe a Londra un anno fa, che lui ordinato al proprio poeta di corte di comporre un’ode in onore di lei. Il giornale non rivela come sia venuto in possesso della lirica che riportiamo qui di seguito: "Venere è stata scolpita da un uomo / ma Margaret Thatcher / donna ben più piacente / è stata scolpita da Allah. / Il mio cuore si è messo a correre quando l’ho vista faccia a faccia / la sua pelle era liscia come l’avorio / le sue giance rosee come una rosa inglese / e i suoi occhi soavi come quelli di una giumenta. / Il suo viso è più seducente del viso di qualsiasi moglie amata / e concubina ardentemente desiderata” ». Fine della poesia.
Preferiamo non commentare. Ma lasciateci dite che ci vengono i brividi se pensiamo al canto che la consorte del re saudita avrebbe ordinato al poeta di corte il giorno in cui, tutto essendo possibile, si fosse innamorata di Spadolini, «scolpito da Allah / e che forse se ne va ».

“l'Unità”, 29 giugno 1982

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