9.2.19

Genova Kitsch. Le chimeriche invenzioni di Gino Coppedè (Giorgio Caproni)

Genova, Il castello Mackenzie - Opera di Gino Coppedè

Una bella passeggiata nel Kitsch, vogliamo farla? No, non a Vienna, che del Kitsch è stata definita la Capitale. Ci basterà un Capoluogo, Genova, «città che non si finisce mai di conoscere, ricca dei più strani contrasti, dove ad ogni angolo — come scrisse Dickens: uno dei tanti illustri spasimanti
Giorgio Caproni
della grande Maliarda — ti si presentano cose pittoresche: brutte, abbiette, magnifiche, deliziose e sgradevoli». A Genova il Kitsch architettonico, con le sue poppute pompe in calcestruzzo (vedi l'impagabile pot-pourri di Via XX Settembre, che dal falso "fiorentino” va al massiccio "italo-bonaerense” del Palazzo dei Giganti o della Nuova Borsa a De Ferrari, diramandosi poi in Circonvallazione a Monte, in Via Casaregis, in Corso Torino ecc.), spicca appunto per il contrasto fortissimo con la peculiare "parcità” dei severi Palazzi medievali, delle antiche Chiese, dei mirabili Forti, o con quella miniera di capolavori ch’è il dedalo dei carruggi, dove su una qualsiasi botteguccia può lasciarti a bocca aperta la soprapporta d’un Gaggini.
Gino Coppedè (Firenze 1866 - Roma 1927)
Ma la nostra Genova-Kitsch è propriamente la Genova-Coppedè, sorta fra il tramonto del secolo scorso e l’alba dell’attuale, quando la ben inquattrinata borghesia genovese o ingenovesitasi, gonfiate le penne per i prosperi introiti, prese a fantasticar Castelli, simboli di potenza. E Castelli quanto più possibile "romantici” — "gotici” come tutti i Castelli delle fiabe — terribilmente ma incantevolmente fasulli, giusta il destino di tutte le cose non necessitate ma scaturite dal Sogno: un Sogno, nella fattispecie, molto più prossimo a Sem Benelli che a Shakespeare o a Kafka, si capisce.
Genova. Il Condominio di via Maragliano. Opera di Gino Coppedè
Il primo a chiamare a Genova, dove trovò la sua Mecca, Gino Coppedè, fu l’assicuratore Evan Mackenzie, che gli commissionò il "grandioso” e fantasmagorico Castello dominante Piazza Manin, davvero da "ammirare" per la fertilità delle chimeriche invenzioni: un Castello che pare ideato più per un Negromante che per un autentico Signore, e che a sua volta generò altri Castelli firmati Coppedè, come il Castello Bruzzo in Corso Firenze, il Türke in Via Capo Santa Chiara, il Priaruggia a Quarto dei Mille, tutti gareggianti
Genova, Piano nobile di Palazzo Pastorino
in esuberanze decorative, per non dire degli altri edifici del medesimo Coppedè, come il Palazzo Pastorino in Via Bartolomeo Bosco, o il Condominio di Via Maragliano, forse il vero capolavoro, per sovrabbondanza ornamentale, di colui che le trombe gazzettiere di allora definirono «un Bernini del nostro tempo», secondo quanto riferisce Maura Boffito su "La Casana” n. 2 1978, che vi consigliamo quale eccellente guida.

L'Espresso, 24 gennaio, 1982

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