|
Genova, Il castello Mackenzie - Opera di Gino Coppedè |
Una bella passeggiata nel
Kitsch, vogliamo farla? No, non a Vienna, che del Kitsch è stata
definita la Capitale. Ci basterà un Capoluogo, Genova, «città che
non si finisce mai di conoscere, ricca dei più strani contrasti,
dove ad ogni angolo — come scrisse Dickens: uno dei tanti illustri
spasimanti
|
Giorgio Caproni |
della grande Maliarda — ti si presentano cose
pittoresche: brutte, abbiette, magnifiche, deliziose e sgradevoli».
A Genova il Kitsch architettonico, con le sue poppute pompe in
calcestruzzo (vedi l'impagabile pot-pourri di Via XX Settembre, che
dal falso "fiorentino” va al massiccio "italo-bonaerense”
del Palazzo dei Giganti o della Nuova Borsa a De Ferrari, diramandosi
poi in Circonvallazione a Monte, in Via Casaregis, in Corso Torino
ecc.), spicca appunto per il contrasto fortissimo con la peculiare
"parcità” dei severi Palazzi medievali, delle antiche Chiese,
dei mirabili Forti, o con quella miniera di capolavori ch’è il
dedalo dei carruggi, dove su una qualsiasi botteguccia può lasciarti
a bocca aperta la soprapporta d’un Gaggini.
|
Gino Coppedè (Firenze 1866 - Roma 1927) |
Ma la nostra
Genova-Kitsch è propriamente la Genova-Coppedè, sorta fra il
tramonto del secolo scorso e l’alba dell’attuale, quando la ben
inquattrinata borghesia genovese o ingenovesitasi, gonfiate le penne
per i prosperi introiti, prese a fantasticar Castelli, simboli di
potenza. E Castelli quanto più possibile "romantici” —
"gotici” come tutti i Castelli delle fiabe — terribilmente
ma incantevolmente fasulli, giusta il destino di tutte le cose non
necessitate ma scaturite dal Sogno: un Sogno, nella fattispecie,
molto più prossimo a Sem Benelli che a Shakespeare o a Kafka, si
capisce.
|
Genova. Il Condominio di via Maragliano. Opera di Gino Coppedè |
Il primo a chiamare a
Genova, dove trovò la sua Mecca, Gino Coppedè, fu l’assicuratore
Evan Mackenzie, che gli commissionò il "grandioso” e
fantasmagorico Castello dominante Piazza Manin, davvero da "ammirare"
per la fertilità delle chimeriche invenzioni: un Castello che pare
ideato più per un Negromante che per un autentico Signore, e che a
sua volta generò altri Castelli firmati Coppedè, come il Castello
Bruzzo in Corso Firenze, il Türke in Via Capo Santa Chiara, il
Priaruggia a Quarto dei Mille, tutti gareggianti
|
Genova, Piano nobile di Palazzo Pastorino |
in esuberanze
decorative, per non dire degli altri edifici del medesimo Coppedè,
come il Palazzo Pastorino in Via Bartolomeo Bosco, o il Condominio di
Via Maragliano, forse il vero capolavoro, per sovrabbondanza
ornamentale, di colui che le trombe gazzettiere di allora definirono
«un Bernini del nostro tempo», secondo quanto riferisce Maura
Boffito su "La Casana” n. 2 1978, che vi consigliamo quale
eccellente guida.
L'Espresso, 24 gennaio,
1982
Nessun commento:
Posta un commento