Non dimenticheremo
facilmente questo 25 aprile nel quale abbiamo assistito a un
rigurgito di presenze fasciste, culminate con la cerimonia di
Predappio, nonché con la decisione di un vice primo ministro Salvini
a non assistere a quello che ha definito un derby tra fascisti e
nazisti (intendendo assimilare i comunisti al nazismo).
Mi sono trovata definita
nazista dunque anche io, regolarmente iscritta fra i partigiani di
Como. Non avrei mi creduto che arrivassimo a questo punto. Il bravo
Zingaretti non ha mosso ciglio.
Ma non possiamo
dimenticare che questo sfogo ripugnante dei fascisti di ogni tipo è
stato preparato da diversi mesi di presenze fasciste, alle quali gli
antifascisti o cosiddetti tali hanno perlopiù obiettato, con la più
grande mitezza che: “Beh, non esageriamo, non è il fascismo, non
perdiamo la testa”. Non sono mai stata d’accordo con questo
atteggiamento, che è proprio anche di chi dovrebbe essere il garante
della vita politica e del governo, i Mattarella e i Conte.
Non a caso mi aveva molto
interessato il libro di Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo,
perché indica appunto il percorso, pieno di se e di ma, che ha
facilitato l’avvento del fascismo in Italia. Da allora in poi ci
sono state nientemeno che la guerra e la resistenza, ma il vizio è
rimasto, tanto più che è ormai in uso dichiarare che tutto sommato
i veri mascalzoni sono stati solo i nazisti, gli italiani continuando
a essere “brava gente”, che in quale modo sarebbero stati
trascinati sia in guerra sia nelle leggi razziali sia nei vari
aspetti del totalitarismo più feroce.
Penso che oggi, più di
quanto non fosse nel 1994, sarebbe necessaria un’iniziativa
assolutamente chiara e decisiva, per finirla con questo miagolio
inutile, se non peggio. Proporrei che il giornale si facesse
promotore di un appello al Presidente della Repubblica e al capo del
governo perché intervengano in modo formale sulla situazione e
dicano con chiarezza che le parole di Salvini sono inaccettabili.
Forse sarebbe anche l’ora
di mettere in chiaro che va rifiutata la tendenza delle nostre “anime
belle e democratiche”, secondo le quali una destra anche estrema ma
non dichiaratamente fascista sia una cosa ottima, e dovrebbe anzi
essere incoraggiata di più in Italia. Come se tutti gli studi che
sono stati fatti sulle profonde radici europee del fascismo, compreso
Eco, non avessero più senso. Io avevo 14 anni al momento delle leggi
razziali e ricordo molto bene come è andata. Non vorrei rivivere la
situazione né affidarmi all’andare all’altro mondo per evitarla.
il manifesto, 1 maggio 2019
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