Il primo marzo dello
scorso anno (2018) fu distribuito con l' “Osservatore Romano”
come supplemento il mensile "Donne chiesa mondo" con un
servizio di denuncia delle condizioni di sfruttamento delle suore
all'interno dell'istituzione religiosa. Articoli e testimonianze
svelavano una realtà di umiliazioni e di ingiustizie. L'altro ieri,
10 maggio 2019, incontrando le ecclesiastiche dell'Uisg (Unione
internazionale delle Superiore Generali) sul tema è tornato il Papa
cattolico Bergoglio (in arte Francesco), descrivendo la situazione,
anche a Roma, come un abuso di potere intollerabile. Qui riprendo
notizie dell'intervento pontificio da “Quotidiano.net” e la
sintesi (senza firma) delle denunce di “Donne chiesa mondo”
(numero di marzo 2018) dal sito di Sky . (S.L.L.)
SERVIZIO SÌ, SERVITÙ
NO. BERGOGLIO SENZA PELI SULLA LINGUA
Città del Vaticano, 11
maggio 2019 – È di nuovo un papa Francesco senza peli sulla lingua
quello che ha parlato ieri all’Uisg, l’Unione internazionale
delle superiore generali. "Tu non ti sei fatta religiosa per
diventare la domestica di un chierico, no. Ma su questo aiutiamoci
mutuamente: noi possiamo dire di no, ma se la superiora dice di sì...
No, tutti insieme: servitù no. Servizio sì". Con queste parole
Bergoglio è tornato su un nervo scoperto della Chiesa, denunciato
proprio dall’inserto Donne Chiesa mondo dell’Osservatore romano.
Il problema di tante
suore sottomesse come colf nelle case di preti, vescovi, cardinali e
anche in Vaticano, è reale. Magari cucinano per tavolate invitate a
cena e loro devono stare in silenzio ai fornelli. L’inchiesta però
un po’ ha fatto breccia. Ci sono cardinali che ora non solo le
invitano alla tavola più spesso ma le portano dietro nei viaggi che
devono svolgere per celebrazioni o incontri. Per andare serve
comunque il permesso della superiora, per questo il Papa invita a
collaborare. "Servizio sì – ha detto Francesco – tu lavori
nei dicasteri, anche amministrando una nunziatura, come
amministratrice, questo va bene, ma domestica no".
Bergoglio ha toccato
anche un altro spinoso tema. "L’abuso delle religiose è un
problema grave. Io sono cosciente, anche qui a Roma. E non solo
l’abuso sessuale, anche l’abuso di potere". Resta da vedere
se si farà luce negli archivi dove prendono polvere le denunce
interne di alcuni casi relativi a ordini religiosi.
Francesco ha fatto il
punto sui risultati della commissione sul diaconato femminile: "Non
possiamo cambiare la rivelazione. E' vero che la rivelazione si
sviluppa col tempo e noi col tempo capiamo meglio la fede. Si deve
studiare ancora". I teologi incaricati, uomini e donne, di fatto
si sono divisi. Segno che il diaconato femminile ora sarebbe troppo
rivoluzionario. Non lo è, però, per Francesco ribellarsi a chi
vuole ridurre le suore a cameriere. (Nina Fabrizio)
SUORE PIZZA:
SFRUTTAMENTO E UMILIAZIONE
Suore sottopagate, non
pagate affatto, sfruttate, costrette a lavori umilianti, in alcuni
casi talmente frustrate da essere costrette ad assumere ansiolitici.
L'Osservatore Romano, in un servizio-denuncia sul mensile "Donne
chiesa mondo", svela la quotidianità umiliante di tante
religiose. A squarciare il velo del silenzio, una religiosa arrivata
dall'Africa una ventina di anni fa che accoglie religiose da tutto il
mondo. "Ricevo spesso suore in situazione di servizio domestico
decisamente poco riconosciuto. Alcune di loro - ha raccontato
Marie-Lucile Kubacki al quotidiano della Santa Sede - servono nelle
abitazioni di vescovi o cardinali, altre lavorano in cucina in
strutture di Chiesa o svolgono compiti di catechesi e
d'insegnamento. Alcune di loro, impiegate al servizio di uomini di
Chiesa, si alzano all'alba per preparare la colazione e vanno a
dormire una volta che la cena è stata servita, la casa riordinata,
la biancheria lavata e stirata. In questo tipo di 'servizio' le
suore non hanno un orario preciso e regolamentato, come i laici, e
la loro retribuzione è aleatoria, spesso molto modesta".
Condizioni
umilianti
Ci sono addirittura suore
che non vengono nemmeno ammesse alla tavola a mangiare con il prete
per cui lavorano: "A rattristare di più suor Marie è che
quelle suore raramente sono invitate a sedere alla tavola che
servono. Allora chiede: “Un ecclesiastico pensa di farsi servire un
pasto dalla sua suora e poi di lasciarla mangiare sola in cucina una
volta che è stato servito? È normale per un consacrato essere
servito in questo modo da un'altra consacrata? E sapendo che le
persone consacrate destinate ai lavori domestici sono quasi sempre
donne, religiose? La nostra consacrazione non è uguale alla loro? Un
giornalista che si occupa d'informazione religiosa le ha addirittura
soprannominate 'suore pizza', riferendosi proprio al lavoro che viene
assegnato loro".
Ansiolitici per
alleviare le frustrazioni
La difficile situazione
che sono costrette a vivere, suscita in molte suore una ribellione
interiore molto forte: spesso provano una profonda frustrazione, ma
hanno paura di parlare a causa delle storie sullo sfondo anche molto
complesse. Nel caso di suore straniere venute dall'Africa, dall'Asia
e dall'America latina, ci sono a volte una madre malata le cui cure
sono state pagate dalla congregazione della figlia religiosa o un
fratello maggiore che ha potuto compiere i suoi studi in Europa
grazie alla superiora: sentendosi in debito, decidono di tacere. In
alcuni casi, riferisce suor Marie, sono costrette ad assumere
ansiolitici per sopportare questa situazione di frustrazione.
Trattate come
oggetti "intercambiabili"
Un'altra religiosa, suor
Paule, che ricopre incarichi importanti nella Chiesa, racconta di
sorelle che avevano servito per trent'anni in un'istituzione
religiosa, ma che una volta ammalate, si sono trovate sole ed
abbandonate dalle stesse persone che servivano. Dall'oggi al domani,
continua la religiosa, venivano mandate via come se fossero
"intercambiabili": "Ho conosciuto delle suore in
possesso di una dottorato in teologia che dall'oggi all'indomani sono
state mandate a cucinare o a lavare i piatti, missione priva di
qualsiasi nesso con la loro formazione intellettuale e senza una vera
spiegazione. Ho conosciuto una suora che aveva insegnato per molti
anni a Roma e da un giorno all'altro, a cinquant'anni, si è sentita
dire che da quel momento in poi la sua missione era di aprire e
chiudere la chiesa della parrocchia, senza altra spiegazione"
aggiunge suor Paule.
Nessun compenso per
i lavori svolti
Nell'articolo-denuncia
spicca anche la testimonianza di suor Cecile, insegnante che lavora
in un centro senza alcun contratto: "Dieci anni fa, nel quadro
di una mia collaborazione con i media, mi è stato chiesto se volevo
davvero essere pagata. Una mia consorella anima i canti nella
parrocchia accanto e dà conferenze di quaresima senza ricevere un
centesimo. Quando un prete viene a dire la messa da noi, ci chiede
15euro". Suor Cecile ritiene anche che le religiose debbano
prendere la parola: "Da parte mia, quando vengo invitata a fare
una conferenza, non esito più a dire che desidero essere pagata e
qual è il compenso che mi aspetto. Le mie sorelle e io viviamo molto
poveramente e non miriamo alla ricchezza, ma solo a vivere
semplicemente in condizioni decorose e giuste. È una questione di
sopravvivenza per le nostre comunità". Infine alcune religiose
ritengono che le loro esperienze di povertà e di sottomissione, a
volte subite e a volte scelte, potrebbero trasformarsi in una
ricchezza per tutta la Chiesa, se le gerarchie maschili le
considerassero un'occasione per una vera riflessione sul potere.
Nessun commento:
Posta un commento