Mattia Preti, Il Trionfo dell'Amore, Galleria Nazionale, Cosenza |
Perché sono di pietra i materassi
e le coperte cadono dal letto?
Ho passato la notte, tutta, insonne,
le ossa sono tutte indolenzite,
dall'agitarsi del corpo spossate.
Se fosse amore me ne accorgerei.
O forse no: furtivo lui s'insinua
e con subdoli inganni ci tormenta?
Così sarà: le sue frecce sottili
sono oramai confitte nel mio cuore.
Feroce Amore ci prende e tortura.
Cederò? O, facendo resistenza,
darò vigore all'imprevisto fuoco?
Sì, cederò! Meno gravoso è il peso
che si sostiene senza ribellione.
Ho veduto le fiamme divampare
al moto della face, le ho vedute
spegnersi se nessuno le scuoteva.
Prendono più sferzate i bovi indocili,
recalcitranti al loro primo giogo
che quelli avvezzi al peso dell'aratro.
Piaga la bocca col morso dentato
il cavallo non domo, se s'acconcia
all'armatura non sente la briglia.
Molto più aspro, molto più feroce
Amore incalza chi non acconsente
che chi ne accetta paziente il dominio.
Ecco, Cupìdo, io lo riconosco:
sono tua nuova preda: al tuo potere
io consegno legate le mie mani.
Non ti serve far guerra: io ti chiedo
perdono e pace; non avresti gloria
se sgominassi tu armato un inerme.
Adorna con il mirto la tua chioma.
Aggioga le colombe di tua madre.
Marte in persona offrirà un carro
degno
della vittoria e su di esso in piedi
tu starai, mentre il popolo t'applaude,
guidando esperto le colombe a coppie.
Sfileranno i ragazzi e le ragazze
catturati da te, la processione
farà per te magnifico il trionfo.
Io mostrerò la piaga ancora aperta,
preda recente anch'io, da prigioniero
sopporterò le nuove tue catene.
In fila – mani serrate alle spalle -
avanzeranno Buonsenso e Pudore
e tutto quanto s'oppone alla tua
guerra.
Tutto di te avrà soggezïone;
il popolo, tendendoti le braccia,
scandirà ad alta voce “Hurrà
trionfo!”.
Ti saranno compagne le Lusinghe,
Illusione e Follia, tutti fedeli
della tua parte. Tu con queste schiere
pieghi uomini e dei; se ti mancasse
il loro aiuto faresti cilecca.
Lieta dal sommo Olimpo, al tuo trionfo
la madre plaudirà, spargendo rose
che tiene accanto a sé sul tuo bel
viso;
luce cangiante daranno alle tue ali
e ai tuoi capelli gemme; in carro d'oro
avanzerai splendente come l'oro.
Ma anche in quel momento – ti conosco
-
ne accenderai non pochi; anche dal
carro
molte ferite infliggerai passando.
Non possono dar quiete le tue frecce,
neanche se lo volessi; fiamma accesa
brucia col suo vapore se vicina.
Quando Bacco domò l'India ed il Gange
sembrava uguale a te, tu maestoso
per le colombe e lui per le tigri.
Fammi partecipare al tuo trionfo
sacro e non usare la tua forza
contro di me. Del tuo consanguineo
Cesare le armi fortunate osserva:
protegge i vinti la mano che ha vinto.
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