28.5.19

Razzismo (S.L.L.)


Forse bisogna dirlo con più chiarezza. Il razzismo del ministro Salvini e della sua Lega non consiste solo nel tentativo di fermare l'ingresso nel nostro paese di profughi e migranti con mezzi che mostrano un totale disprezzo delle vite umane, ma anche, e ancor più, nelle politiche di discriminazione contro gli immigrati, anche regolari, praticato a tutti i livelli: dagli ostacoli all'ottenimento della cittadinanza alle politiche sociali (il "prima gli italiani" - e non "prima chi ha più bisogno" - significa spesso "solo gli italiani da tre generazioni") in tutti i campi dell'assistenza. Ad esse si accompagna una generalizzata e organizzata criminalizzazione degli immigrati, considerati ladri, rapinatori, stupratori, magnaccia, vagabondi o - nella migliore delle ipotesi - parassiti. Tutti criminali, insomma, effettivi o potenziali. E senza nessuna differenza tra regolari, irregolari, "ospiti" dei Centri in attesa di regolarizzazione o espulsione.
È nelle cose che una condizione permanente di irregolarità favorisca una contiguità con la delinquenza ed è nelle cose che le grandi organizzazioni criminali nazionali e internazionali approfittino della situazione, utilizzando gli immigrati irregolari come manovalanza del crimine. Il razzismo sta nel connettere questa situazione contingente a caratteristiche razziali, etniche, religiose e culturali.
Il Salvini si presenta come un "padre di famiglia" che difende la sicurezza e il benessere dei suoi dalle intrusioni illecite e dichiara di considerare assurdi e surreali i paragoni con il nazismo, le leggi razziali etc. Può farlo anche perché l'ignoranza della storia o una sua conoscenza superficiale impediscono ai più di vedere l'analogia profonda tra la propaganda hitleriana antisemita e quella dei leghisti e dei loro alleati.
La "purezza della razza ariana" ed altre disgustose teorie vigenti nelle organizzazioni del partito nazionalsocialista e diffuse nelle scuole e nelle università erano solo un aspetto della propaganda nazista; ma ce n'era un altro, più subdolo e probabilmente più efficace, quello secondo cui "gli ebrei ci rubano il lavoro, le case, l'assistenza, con la protezione dei socialisti e degli umanitari, ci fanno concorrenza sleale nei commerci e negli affari, sono dei parassiti, non sono come noi". Di questa propaganda spicciola, di questo veleno quotidiano ci sono tantissimi documenti nella pubblicistica dei nazisti, come pure nei discorsi di Hitler e degli altri gerarchi fin dagli anni 20, quando ancora non governavano e non erano in grado di organizzare politiche di discriminazione e persecuzione.
Furono codesti discorsi da "padri di famiglia" a diffondere l'odio, a preparare le coscienze alle leggi razziali, alle discriminazioni, alle violenze, alle persecuzioni, alla stessa "soluzione finale". In molti tedeschi c'era la convinzione che quelle misure e quelle politiche, fossero giustificate, perché erano "loro", gli ebrei, i cattivi, gli invasori, i portatori di delinquenza e di disordine, gli agenti dello straniero, i parassiti e gli usurai, quelli che toglievano spazio, lavoro e risorse ai "buoni tedeschi".
Lo studio di quella storia aiuta al capire il presente. Forse per questo cercano di impedirlo.

Stato di fb, 24 maggio 2019

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