Lica e Albe Steiner |
Albe Steiner rappresenta
certamente una delle figure ed esperienze culturali più importanti
del Novecento, per il suo complesso e originale ruolo professionale,
nel quale il lavoro grafico-redazionale e l'operatività pratica
s'intrecciano strettamente alla militanza politica e alla creatività
intellettuale. Che significa anche l'anticipazione o addirittura
l'invenzione di un modello. L'articolata vicenda biografica di
Steiner, i suoi contesti e committenti, la sua rete di relazioni a un
alto livello nazionale e internazionale, e la sua sterminata attività
editoriale, educativa e pubblicitaria (compresi numerosi progetti non
realizzati, come accade sempre per le grandi personalità), vengono
ricostruite nel saggio di Marzio Zanantoni (Albe Steiner, Cambiare
il libro per cambiare il mondo. Dalla Repubblica dell'Ossola alle
Edizioni Feltrinelli, pp. 433, € 20, Uni-copli, Milano, 2013)
con un ammirevole impegno di ricerca su studi editi, carte d'archivio
e interviste inedite, con un'estesissima raccolta di giudizi,
notizie, aneddoti, e con un'analisi e interpretazione intelligente e
appassionata. Un saggio insomma davvero esaustivo, che valorizza
anche il contributo concreto e prezioso della moglie Lica.
Dall'interno della molteplicità e ricchezza di temi, edizioni,
testate, scuole, ecc., che ha la sua parte centrale tra il 1945 e il
1965, ma che si sviluppa dagli anni trenta ai settanta, è necessario
ricavare alcune linee essenziali e caratterizzanti.
Gli anni giovanili di
Steiner sono segnati tra l'altro dalla figura dello zio Giacomo
Matteotti assassinato dai fascisti nel 1924, e dalle prime prove
professionali a Milano, che proseguono negli anni successivi, insieme
alla maturazione antifascista e alla scelta comunista, attraverso
l'amicizia dell'architetto e pittore Gabriele Mucchi, la
frequentazione del gruppo di “Corrente”, il lavoro politico
clandestino e alcuni drammi familiari dovuti alle persecuzioni
razziali e alla deportazione. Una serie di esperienze e di eventi che
culminano nella partecipazione di Steiner alla lotta partigiana in
Valdossola nel 1944, e alla breve intensa vita della “zona
liberata”.
Il ritorno a Milano nel
1945 dopo l'internamento in Svizzera, apre un'importante fase di
lavoro, nel fervido clima ideale dell'Italia Liberata: dall'“Unità”,
dove Steiner inizia il sodalizio con Elio Vittorini redattore capo,
al mensile di letteratura, politica e storia “Risorgimento”; dal
quotidiano “Milano Sera”, dove continua il sodalizio con
Vittorini condirettore, al leggendario “Politecnico” che rimane
una delle più significative realizzazioni giornalistiche, culturali,
politiche e grafiche del Novecento. Un giornale settimanale (e poi
mensile) nel quale Steiner è di Vittorini un interlocutore e
collaboratore fondamentale, quasi un coautore. La tensione militante
e insieme divulgativa del “Politecnico”, infatti, si fonda sullo
stretto rapporto tra progetto intellettuale e impostazione grafica, e
sulla costante integrazione di testo e immagine. Un giornale vivace,
vitale e nuovo nei suoi contenuti e nelle sue forme.
I crescenti dissensi
politici che in questi anni segnano i rapporti tra Vittorini e il Pci
fino alla rottura sono ben noti, mentre c'è da parte di Steiner una
fedeltà che continuerà anche in seguito, e sia pure con una critica
all'insensibilità del partito verso la novità delle forme
espressive da lui praticate e teorizzate. Steiner peraltro non pone
soltanto l'esigenza specifica di un diverso modo di fare propaganda,
ma più in generale approfondisce un'idea che ha sempre circolato al
fondo del suo lavoro: quella di una finalità sociale della grafica,
realizzata al di fuori degli schemi ideologici tradizionali, e
all'interno di una non neutrale modernità. A questa idea
contribuiscono anche i contatti con le avanguardie politiche,
artistiche e letterarie in Messico durante il suo soggiorno tra il
1946 e il 1948.
Dal ritorno a Milano
perciò, si ritrova in Steiner una lucida coerenza tra l'attività
pedagogica e organizzativa nel Convitto e nella Cooperativa Rinascita
e nella Società Umanitaria, e l'esercizio di un sempre più
consapevole e avanzato mestiere grafico nel campo della stampa e
dell'editoria di sinistra, dalle riviste alla produzione libraria,
dalle Edizioni Avanti! agli Editori Riuniti, negli anni cinquanta e
primi sessanta. Ma di particolare rilievo in questo quadro è la sua
esperienza feltrinelliana, che inizia nel 1954 alla vigilia della
nascita della casa editrice, e che ha il suo periodo più proficuo e
produttivo tra il 1956 e il 1960, seguito da una fase di difficoltà
e di contrasti interni, e da un conclusivo distacco.
Steiner si trova a
lavorare su una produzione che, grazie al dinamismo, alla concretezza
e alla lungimiranza del fondatore Giangiacomo Feltrinelli, sviluppa
attraverso i suoi diversi filoni un discorso unitario, nel segno
della scoperta e della discussione, della militanza e del rigore, e
anche del successo di critica e di pubblico. I casi clamorosi del
Dottor Zivago e del Gattopardo, la narrativa straniera
attivamente sperimentale, la saggistica d'assalto, le collane di alto
livello scientifico e una ricca “Universale economica”, diventano
infatti espressioni di una forte identità editorial-culturale. Alla
costruzione del prodotto-libro nelle sue varie forme e all'immagine
poliedrica e insieme coesa delle edizioni Feltrinelli contribuisce
perciò la grafica di Steiner. Caratterizzanti soprattutto le
copertine, non puramente o esteriormente ornamentali, ma ispirate al
proposito di collegarsi più o meno direttamente al contenuto.
Copertine inoltre articolate liberamente in una vasta gamma di
formule funzionali a questo o quel libro o collana, dalle più severe
alle più audaci, ma rappresentative di quella stessa identità.
Steiner conclude la sua
straordinaria carriera in una casa editrice che non è tra le grandi
protagoniste dell'editoria libraria italiana, ma che può vantare una
produzione moderna e innovatrice nei settori della scolastica e della
manualistica, delle enciclopedie monografiche e dei dizionari: la
Zanichelli di Bologna.
Con la morte di Steiner
scompare nel 1974 l'intellettuale che in Italia, con il suo impegno e
la sua genialità, ha saputo fare della grafica una disciplina
autonoma e nuova, fondata su un fecondo legame tra valori estetici,
valori sociali e valori politici. Un autentico e grande maestro.
L'Indice, Marzo 2014
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