«Ero preparato da tre “allenatori ,
i più I bravi della classe: Pietro Grifone, Carlo Marchiani e
Alessandro Lizier, che si alternavano a turno per più ore, fino a
quattro ore con-secutive. Dormivo sei ore, mangiavo poco ma
sostanzioso. La preparazione scolastica assunse il carattere di un
allenamento sportivo. La pagella di febbraio era stata disastrosa,
quella finale migliore, ma con un 4 in scienze naturali e molti 5.
Compresi allora il valore dell’esame, che difendo ancora oggi
contro la generale contestazione. Il valore dell’esame non è
certamente culturale, perché un imbonimento accelerato e massiccio
di notizie imparate a memoria sulla base di compendi e tavole
riassuntive non può servire a nulla. Il valore è essenzialmente
morale, di prova di carattere e di volontà. Una prova da superare,
una selezione da affrontare; come la vita esige fuori della scuola e
in ben più severe condizioni e con maggiori ingiustizie.
Sentivo allora attorno a me la fiducia
degli amici e la tesa diffidenza degli altri. Per me la posta non era
il pezzo di carta della licenza liceale, ma la conquista di una stima
di cui avevo bisogno per riorganizzare la mia nuova vita».
da Giorgio Amendola, Una scelta di
vita, Rizzoli 1976
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