Il brano che segue è
tratto da una recensione del volume di Paul Corner Italia fascista.
Politica e opinione popolare sotto la dittatura. ed. orig. 2012,
trad. dall’inglese di Fabio Degli Espositi, Carocci, Roma 2015.
(S.L.L.)
Paul Corner si misura con
acribia con un tema che, dalla metà degli anni settanta, dopo
l’uscita del volume della biografia mussoliniana di Renzo De Felice
dedicato agli anni del consenso, ha fatto scorrere fumi d’inchiostro.
Corner non nega l’esistenza di un consenso al regime, ma in primo
luogo ne colloca lo zenith intorno al 1929 piuttosto che nella prima
metà degli anni trenta con-testando così la cronologia defeliciana.
Ma è soprattutto nel rivisitare la natura e lo spessore di tale
consenso – consenso per difetto, in un certo senso, nella misura in
cui il dissenso era sistematicamente e capillarmente represso – che
si rivela la fecondità e l’originalità dell’approccio. Lo
storico inglese si avvale di una ricerca indiziaria, basata
essenzialmente, ma non solo (compaiono anche lettere e diari di gente
comune), su fonti fasciste. Ne è stata a torto contestata
l’affidabilità proprio per la provenienza politicamente omogenea e
in un certo senso ufficiale, trattandosi di note e rapporti di
funzionari ai relativi superiori gerarchici. Gli autori appartengono
comunque a una tipologia differenziata: fiduciari, federali,
prefetti, spie infiltrate negli ambienti più vari, per cui tali
fonti si controllano corroborandosi ma anche contraddicendosi a
vicenda. Ne emerge quindi il quadro complesso, sfaccettato e del
tutto convincente di una sorta di paradossale progressione del
conformismo parallela a un calo vertiginoso di adesione e
convinzione. Cosa d’altronde della quale gli stessi dirigenti
fascisti erano consapevoli, come emerge ad esempio dall’osservazione
di Giuseppe Bottai secondo cui l’onnipresenza del partito nella
vita degli italiani cresceva di pari passo alla sua impotenza a
influenzarne comportamenti e pensieri. Al centro dell’analisi, la
parabola del Partito nazionale fascista (che purtroppo non figura,
diversamente dall’edizione inglese, nel titolo del volume)
dall’ascesa degli anni venti al declino inarrestabile nel corso
della guerra, ma già visibile ancor prima del giugno 1940. È questa
la tesi forte di Corner sintetizzata in una formula felice: il
partito era fallito nella sua missione principale, non riuscendo a
far sì “che il conformismo coatto si trasformasse in adesione
convinta e spontanea” da parte degli italiani.
L'Indice, Aprile 2016
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