L’ultima notizia sulla mafia lombarda è di fine settembre e riguarda Buccinasco, un Comune del Milanese. Un complesso residenziale in via Guido Rossa costruito da imprenditori collegati alla ‘ndrangheta è stato posto sotto sequestro. Oggetto dell’indagine sono soprattutto gli sbancamenti e i movimenti di terra, e quest’ultima attività è notoriamente monopolio di alcune famiglie, a partire alla Barbaro – Papalia. Accanto ai magistrati e alla polizia a Buccinasco c’è un forte presidio di Libera.
Qualche giorno dopo s’intensifica la campagna intimidatoria contro la magistratura di Reggio Calabria, in particolare contro il procuratore Pignatone reiteratamente minacciato. Il governo manda l’esercito.
Qui sotto un articolo di Tonino Perna pubblicato su “il manifesto” del 7 ottobre spiega come siano soprattutto le mafie a garantire oggi l’unità nazionale. E lancia l’incontro di Teano (23 – 26 ottobre) organizzato da Libera e da Banca Etica, su unità d’Italia e lotta alla mafia. Da leggere, da conservare, da diffondere. (S.L.L.)
Il ministro La Russa ha dato l'ok all'invio dell'esercito a Reggio Calabria, su richiesta di alcuni senatori del Pd e con la benedizione del Prefetto, secondo il quale i militari serviranno a proteggere i palazzi delle istituzioni. Mentre il ministro Alfano non risponde alle richieste ripetute dei magistrati reggini per più risorse umane e finanziarie, si trovano le risorse per inviare l'esercito.
Il presidio di Libera di Buccinasco a Milano il 20 marzo per la giornata della memoria |
Pignatone, il procuratore capo minacciato, continua un lavoro che ha portato a centinaia di arresti e una parte della società reggina continua a scendere in piazza. Come l'altra sera con una lunga fiaccolata sul corso cittadino, per sostenere questo nuovo corso della magistratura. Si riaccende una speranza di liberazione dal sistema di potere mafioso. Non si tratta di sola 'ndrangheta, di una forma di criminalità organizzata, ma di un sistema di potere che si sente minacciato, come ha dichiarato l'ex procuratore della Direzione nazionale antimafia: «Ci sono interessi e poteri contigui alla 'ndrangheta che ora sono particolarmente nervosi».
È proprio contro quella che ormai molti definiscono la «borghesia mafiosa» che si gioca la partita a Reggio Calabria. Una nuova borghesia capace di essere locale e globale, di essere fortemente radicata in questo territorio ma di riuscire a compiere, grazie ai grandi flussi di capitali illegali, operazioni finanziarie in tutto il mondo. C'è una profonda differenza tra la borghesia industriale che ha diretto lo sviluppo economico italiano e la nuova borghesia criminale.
La prima ha mollato il territorio, ha perso di legittimità da quando ha scelto la strada delle delocalizzazioni e degli investimenti speculativi, non ha più un progetto industriale per questo paese e pensa solo a mettere al sicuro i propri capitali.
La seconda mantiene un forte legame territoriale e investe, oggi più che mai grazie alla crisi, nel centro-nord Italia, acquisendo imprese importanti, conquistando una egemonia nei settori dell'edilizia e della distribuzione. Grazie al vuoto politico lasciato dalla vecchia borghesia ha davanti a sé una strada a scorrimento veloce.
La questione criminale si è andata trasformando in una guerra di classe per la conquista del potere a tutti i livelli, è diventata la questione nazionale più rilevante. Per questo abbiamo organizzato a Teano, nell'incontro che si svolgerà dal 23 al 26 ottobre, un importante workshop coordinato da Tonio dell'Olio (Libera) e da Ugo Biggeri (Banca Etica), che mette al centro la questione del sistema di potere mafioso con la questione dell'unità nazionale.
Le spinte secessionistiche insieme al degrado economico e morale del paese costituiscono una miscela esplosiva che potrebbe portare ad esiti imprevedibili e terribili. L'esempio della ex-Jugoslavia ci deve insegnare qualcosa: i mini-staterelli, risultato della spartizione del paese, sono diventati veri e propri narco-stati gestiti dalle mafie in prima persona. Immaginate voi da che parte stanno i poteri mafiosi rispetto alle spinte secessioniste, al nord come al sud.
Ps. È uno strano paese il nostro, dove i magistrati vivono sotto scorta per paura di essere ammazzati da mafia, camorra e 'ndrangheta e sono sotto schiaffo del presidente del Consiglio che li mette sotto inchiesta per associazione a delinquere.
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