Domenica 10 ottobre 2010 “La Stampa” ha pubblicato un’anteprima dell’intervista autobiografica di Nelson Mandela che esce in questi giorni per Pironti con il titolo Io, Nelson Mandela. Conversazioni con me stesso. Ripropongo qui il primo dei brani riportati sul quotidiano torinese, sulla gioia e la potenza del canto (S.L.L.)
Ci portavano alla cava a scavare calce. È un'operazione difficile, perché devi usare un piccone. La calce è stratificata nella roccia. Quando trovi uno strato di roccia... per estrarre la calce devi romperlo... Loro ci mandavano là per dimostrarci che stare in prigione non è facile, non è mica una passeggiata, e perché non ci tornassimo più. Volevano demolire il nostro spirito. Mentre lavoravamo, cantavamo canzoni sulla libertà, e tutti ne erano ispirati, sai; affrontavamo il lavoro... con il morale alto, e poi ovviamente ci mettevamo a ballare al suono della musica. Poi le autorità capirono che… Questi tizi sono troppo combattivi. Hanno il morale alto. Così ci dissero: «È vietato cantare mentre lavorate». In quelle condizioni sentivi davvero la durezza del lavoro… E ovviamente nel regolamento c'era una norma che proibiva di cantare, loro la applicavano… Anche se in generale obbedivamo... quando tornavamo nelle nostre celle, soprattutto la vigilia di Natale e l'ultimo dell'anno, organizzavamo dei concerti canori e cantavamo. Alla fine si abituarono.
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