Ci sono uccelli che con il loro passaggio annunciano le disgrazie e ce ne sono che arrivano dopo, gli avvoltoi per esempio. Ignazio La Russa appartiene a questa seconda categoria.
Da quando Berlusconi l’ha indicato come Ministro della Difesa (lui preferirebbe della Guerra) e Napolitano ha accolto il suo giuramento, in La Russa s'è aggravata la “sindrome di Pirgopolinice” da cui è visibilmente affetto da lunga data. Pirgopolinice è protagonista di una celebre commedia di Plauto il Miles gloriosus, che vale “soldato fanfarone” e niente affatto “glorioso” e l’Ignazio neofascista è proprio come lui nel promettere a destra e manca “bombe e carezze di pugnal”.
La carica affidatagli ha esaltato queste sue tendenze al “tenetemi, se no spacco tutto”. Non si è limitato perciò a girare gli accampamenti dei “nostri ragazzi” in Afghanistan, in Libano e altrove, né a reintrodurre nelle scuole con la compiacenza (e coi finanziamenti) della “star” Gelmini l’addestramento militare, o a girare le televisioni per dichiarare la fedeltà fino alla morte al duce Berlusconi ed esecrare il traditore Fini e tutti i suoi cognati; ma ad ogni tragedia nazionale è sempre lì pronto a dir la sua e promettere sfracelli. Negli ultimi giorni, di fronte alla potenza e alle minacce della ‘ndrangheta, ha subito sparato: “Mando l’esercito a Reggio Calabria”; dopo le ricorrenti morti di soldati italiani nella sporca guerra afgana ha avuto l’idea geniale: “Armiamo di bombe i nostri caccia!”.
E’ una stupidaggine sotto molti punti di vista, a cominciare da quello propagandistico: La Russa, infatti, così confessa che quella non è lotta al terrorismo, ma guerra totale, in cui si usano tutti i mezzi. Lo è ancor più sotto il profilo propriamente militare. Un generale non ostile alla guerra come Tricarico lo ha sputtanato: “Caccia dei miei stivali! Per quella guerra ci vogliono gli elicotteri e sono già in dotazione alle forze armate. Mandateglieli e andateci piano con le bombe, che vanno usate solo quando non c’è alcun rischio di effetti collaterali”.
Un tipo come La Russa sarebbe, ovunque c’è un minimo di decenza democratica e di pubblica intelligenza, una ridicola macchietta. Lo è, in fondo, anche in Italia, ove tutti sanno che è una specie di Starace, uno che sta dove sta solo perché fa il leccalecca. In molti tuttavia lo sopportano perché, ora come ora, è nelle grazie del “capo”. Ma non lo prendono sul serio.
Gli unici che lo fanno sono gli esponenti di un certo “centrosinistra”: la giornalista Annunziata che, nella sua indipendenza, sta lì a intervistarlo per mezzora e in una trasmissione che non è un “format” d’avanspettacolo; Fassino ed altri incredibili democratici che dicono: “Entriamo nel merito delle proposte del ministro”. Nel merito di che?
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