Milano, Stazione Centrale. Foto di G. Dall'Orto. |
A Milano
Natale, il figlio di Stefano, come tanti altri giovani, al paese natìo non trovava lavoro. Non erano tempi d’oro neppure allora al Sud, ma al Nord non c’era crisi e perciò Stefano pensò di mandarlo a Milano, ove aveva alcuni amici fidati che avrebbero potuto aiutarlo nella ricerca di lavoro. Così il ragazzo, in un giorno d’autunno, partì. Trenta, trentacinque anni fa non si telefonava spesso come succede ora, ma quindici giorni senza notizie erano tanti anche allora. Stefano si preoccupò di più quando gli amici milanesi gli dissero che sì, il ragazzo era andato a trovarli appena arrivato, ma che da allora non lo avevano più visto. Non sapeva che pensare: era ammalato? aveva intrapreso una cattiva strada? Nel suo strano impasto linguistico, d’emigrante che assorbe, disse: “Ghe pensi io! Ci pensa il suo babbo ad arricorglielo”. Così partì per Milano, con la Freccia. E quando arrivò trovò la stazione centrale stranamente deserta. Uscì dall’ingresso principale e stava seco ragionando su come raggiungere il suo amico Lupo, a Desio. Nella nebbia si accorse di una figura umana che si muoveva rapidamente verso di lui e che ad un tratto gridò: “Babbo!”. “Natale!” – rispose Stefano riconoscendo il figlio.
L’incontro
Quando Stefano era giovane si ricorreva ancora al sensale per i matrimoni, soprattutto nei ceti popolari. Lui aveva dato mandato per cercare e un bel giorno il mediatore gli disse di aver trovato la persona adatta. Persi i necessari accordi, andò a casa della ragazza. Il padre chiacchierò a lungo con lui per studiarlo, ma Stefano si stufò: “Dov’è Teresina?”. L’uomo disse ad altavoce: “Trasi!”; e Teresina entrò. Forse non era brutta, ma Stefano non sentì battere forte il cuore; con un giro di parole fece capire che non gli piaceva e fece per andarsene. Il padre della ragazza lo fermò: “No, aspetta!”; e di nuovo disse: “Trasi!”. Entrò un’altra ragazza e l’uomo fece a Stefano: “Questa è Carmen, la sorella”.
Postilla
Sono due nuove storielle tra quelle che mio zio Umberto racconta, promuovendone a protagonista un certo Stefano di nostra conoscenza. Sono dello stesso tipo di quelle che racconta Berlusconi. Eppure quelle mi paiono stupide e volgari; queste no. Mi sbaglio? (S.L.L.)
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