Valery Larbaud
Europa! Soddisfi gli appetiti senza confini del sapere, e gli appetiti della carne e quelli dello stomaco, e gli appetiti indicibili dei Poeti, ancor più che imperiali, e l’orgoglio intero dell’Inferno. (Talvolta mi sono domandato se tu non sei uno degli scalini, un’adiacenza dell’Inferno). -
O Musa, figlia dei grandi capitali! riconosci i tuoi ritmi nel brontolio delle strade interminabili. Vieni, abbandoniamo gli abiti da sera e indossiamo io una giacca logora, tu un abito di lana e mescoliamoci alla gente qualunque che non conosciamo. Andiamo a danzare al ballo degli studenti e delle sartine, andiamo a incanaglirci in un caffè-concerto! Confessa che qui noi siamo soltanto ospiti di passaggio che lasciano tracce invisibili, forse, sul fango leggero e lucente che calpestiamo. Se lo vogliamo possiamo ritornare alle foreste vergini, al deserto, le praterie, le Ande colossali, il Nilo bianco, Teheran, Timor e i mari del Sud, l’intera superficie del pianeta, son tutti lì per noi, quando lo vogliamo! -
Se fossi uno di quelli che vivono sempre qui per lavorare in fabbrica dalla mattina alla sera e negli uffici, di quelli che vanno alle soirées o recitano per la centesima volta una parte in teatro o nei clubs o ai concorsi ippici, io non resisterei! e mi allontanerei come il contadino che ha venduto i suoi prodotti in città e torna via, bastone in mano andrei e andrei, in marcia senza soste verso l’Equatore! -
Per me l’Europa è come un’unica grande città ricolma di provviste e di ogni urbano piacere, e il resto del mondo mi è l’aperta campagna, dove senza cappello corro contro il vento lanciando urla selvagge! +++++
Postilla E’ questa la terza poesia di un poemetto “all’Europa”. Le poesie di Valery Larbaud furono pubblicate in una prima edizione nel 1908 e in una seconda, ampliata e rimaneggiata, nel 1913 per la “Nouvelle Revue Francaise, con il titolo Le poesie di A. O. Barnabooth. La traduzione di questa poesia è di Antonio Porta ed è stata pubblicata su “La Gola”, Anno I, n.1, Ottobre 1982. Sul piano tecnico non ci sono ancora i simultaneismi che caratterizzano la Prosa del Transiberiano di Blaise Cendrars, ma il clima ideologico è lo stesso. Vedi per questo il II capitolo, Nostra patria è il mondo intero, del mio libretto Il secolo morente, Giada Edizioni, Perugia, 2000, ove può leggersi una mia traduzione del testo di Cendrars. (S.L.L.) |
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