8.2.13

Efeso. Il guerriero riposatissimo (Luigi Malerba)

Il fascino di una città raccontato da uno scrittore. Una bella pagina per ricordare un viaggio, o per progettarlo, o per sognarlo. (S.L.L.)
Efeso. La via Arcadiana o via del porto
Efeso, una città tutta di marmo bianco, archi, colonne, statue, fontane perfino le grandi lastre della pavimentazione stradale sono di candido marmo di Afrodisia. Bianco lo scomparso Artemisio, una delle Sette Meraviglie del Mondo, tempio della dea Artemide (Diana per i romani) al quale lavorarono Chersifrone, Scopa, Fidia, Policleto e altri rinomati architetti e scultori. Si guarda il pendio dove giace ancora dissepolta una parte dell'antica Efeso e si rimane stupiti dalla quantità di terra e detriti che hanno coperto case e monumenti.
Da dove è arrivata questa terra sulla collina? La zona bassa di Efeso è stata coperta dai detriti alluvionali del fiume Caistro, ma qui? Sembra che la natura abbia lavorato a nascondere questa città per la gioia degli archeologi.
In mezzo a campi abbandonati alle capre e qualche casolare diroccato queste meraviglie cominciarono a venire alla luce nel 1869 quando l'archeologo inglese G.T. Wood cominciò qui i primi scavi. Su un marciapiede a fianco della strada Arcadiana che sale dal porto si vede ancora, scolpita su una lastra di marmo, l'orma di un piede e due scritte pubblicitarie in parte consumate dal passaggio dei turisti: "Se hai il cuore vuoto svolta a sinistra", "Se hai la testa vuota dirigiti a destra". Poco più avanti sulla sinistra si scorgono ancora i resti del lupanare, un fabbricato a due piani senza finestre verso l'esterno. Sulla destra la monumentale Biblioteca di Celso del II secolo, la cui facciata ancora intatta è uno degli esempi più eleganti di architettura ellenistica. I pellegrini che arrivavano dal porto avranno diretto i loro passi verso il grande santuario di Artemide, ma i mercanti e i marinai più facilmente avranno svoltato a sinistra per raggiungere il lupanare piuttosto che a destra verso la Biblioteca. Il turista fa il percorso in discesa, inverso rispetto a quello che facevano i mercanti, i marinai e i pellegrini che arrivavano nel porto da tutta l'Asia Minore per i loro traffici di merci o attratti dal grandioso tempio di Artemide. Ricchezza, cultura, religione, vizi e lussi orientali.
Efeso era certamente la più bella e ricca città dell'Asia Minore e con i suoi duecentomila abitanti, non meno importante dal punto di vista politico e commerciale di Pergamo e Mileto. La strada centrale era illuminata di notte da lanterne, nello stadio si svolgevano spettacoli di gladiatori e di acrobati, le terme erano anche un club culturale e pare che dopo i bagni uomini tutti nudi discutessero di filosofia. Mah! Troppo vicine al lupanare queste terme per non mettere dei sospetti.
Nel teatro che aveva una capienza di 25 mila spettatori si recitavano i testi classici e le farse. Una volta all'anno la statua di Artemide veniva portata ad assistere a uno spettacolo nel teatro alla testa di un corteo guidato da sacerdoti e sacerdotesse del tempio accompagnati da musicanti e danzatori seguiti dalle autorità e dalla cittadinanza (qualcosa di simile al trasloco della Macchina di Santa Rosa a Viterbo).
Al culto di questa dea si fa risalire addirittura l'origine del primo centro abitato. L'Artemisio per molti secoli è rimasto il centro e l'anima della città. Luogo di culto ma anche di un lucroso commercio degli oracoli e delle grazie da parte dei sacerdoti (qualcosa come il traffico delle indulgenze prima di Lutero) e insieme una fiorente industria delle immagini argentee della dea lunare. Qui nell'area del tempio è nata la prima banca della antichità e qui trovavano diritto di asilo schiavi fuggitivi, profughi e malandrini. Plinio il Vecchio racconta che l'Artemisio di Efeso aveva centoventisette colonne alte venti metri, una dispari "foresta di colonne" di cui gli archeologi ne hanno rimesso in piedi solo una, ricostruendola con i frammenti ritrovati.
Ma se il tempio è scomparso, la città presenta ancora una immagine di mirabolante bellezza, la più emozionante città romana che oggi si possa ammirare insieme a Pompei, ma più fastosa e monumentale, nata dalla maestria architettonica dei Romani imbellita dalla raffinatezza ellenistica.
Nel luogo primitivo dedicato ad Artemide dice la leggenda che trovarono rifugio le Amazzoni, che poi vennero nominate come fondatrici del santuario. Ma il primo fondatore del tempio vero e proprio e sponsor della sua costruzione viene considerato Creso, re di Lidia, famoso per la favolosa ricchezza. Dove si capisce che il denaro ha avuto sempre un ruolo centrale nella storia di Efeso.
Ma non sempre questa Artemide tanto venerata protesse i suoi ospiti. Una fanciulla che si rifugiò qui per sfuggire ai desideri violenti di un tirannello efesino preferì impiccarsi piuttosto che cadere nelle mani dei suoi sicari.
E Alessandro Magno, infrangendo le regole del santuario, fece strappare a forza due fuggiaschi e li mandò a morte per lapidazione. Lo stesso fratellastro di Tolomeo d'Egitto, che si era rifugiato nel recinto del tempio, venne assassinato insieme alla moglie, e infine Marco Antonio costrinse un sacerdote a portare fuori dal recinto del tempio la bella Arsinoe, sorella di Cleopatra, e la fece uccidere per assicurare a Cleopatra e a se stesso il trono d'Egitto. Vi fu anche chi si rifugiò nel tempio per ragioni filosofiche come Eraclito, che volle in questo modo sfuggire ai clamori e alle perfidie dell'umanità.
Una pericolosa menagramo insomma questa Artemide lunare e una fama usurpata la sua, dovuta sicuramente ai sacerdoti efesini, grandi esperti di pubbliche relazioni. Ma nonostante la grande fama e l'accorrere di ingenui pellegrini da tutti i paesi del Mediterraneo, la malasorte sembrò accanirsi contro questo tempio costruito per stupire il mondo e per sfidare i secoli. Nel 356 a.C. un cittadino di Efeso ebbe l'idea balzana di distruggere il tempio per legare il proprio nome a un evento storico e tramandare così la propria fama ai posteri. L'incendiario venne giustiziato ma il nome di Erostrato, cattivo cittadino, nonostante la "damnatio memoriae" proclamata dal Senato della città, lo troviamo registrato ancora oggi su tutti i libri di storia e sulle enciclopedie. Di questo oscuro personaggio venero addirittura inventate delle biografie: Erostrato incendiario di Marcel Schwob, poche pagine, e una Vita di Erostrato romanzo di Pietro Verri caduto nella totale dimenticanza, a differenza del nome del cattivo cittadino che incendiò il tempio.
Dopo l'incendio l'Artemisio venne ricostruito ancora più splendido di prima, ma con l'avvento del Cristianesimo il culto di Artemide poco alla volta decadde e le pietre di una delle Sette Meraviglie del Mondo vennero usate per costruire la chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli e quella di San Giovanni a Efeso. Gli affari d'oro che si svolgevano intorno al tempio entrarono in crisi con la predicazione di San Paolo che, dopo tre anni di sosta a Efeso, venne alla fine scacciato dai mercanti di immagini di Artemide i quali temevano che la nuova religione guastasse il loro mercato, come infatti avvenne.
Museo di Efeso. Statua di guerriero in riposo
E così il culto di Artemide venne soppiantato dal culto della Madonna. Fuori dalla zona archeologica sorge la "Casa di Maria" una cappella bizantina del VI secolo costruita su una presunta abitazione della Madre di Gesù, meta di pellegrinaggi di cristiani e musulmani attratti anche da sorgenti di acque curative che sgorgano nelle vicinanze. Le invasioni, le guerre, gli incendi, i terremoti, e infine i detriti del Caistro hanno cancellato lungo tutto il Medioevo e l' età moderna la città di Efeso. La storia si accanì contro gli imbelli Efesini dediti alla mercatura più che alle armi. Ce lo conferma, nel Museo, la statua famosa Il riposo del guerriero. Niente di meno marziale: il guerriero, stravaccato su un panno, è giovane e grasso, con i capelli che gli scendono sulle spalle e ai suoi piedi non ci sono le armi, lasciate chissà dove.
Lentamente la città di Efeso viene riportata in luce dagli archeologi turchi (ma i primi a lavorare qui sono stati gli archeologi inglesi e poi quelli austriaci) e già si può attraversare da un capo all' altro percorrendo le tre strade delle meraviglie, la Via Arcadiana, la Via dei Marmi e la Via dei Cureti. Efeso era una città di mare e il grande teatro che ora si affaccia sulla pianura offriva agli spettatori lo sfondo azzurro lucente dell' Egeo. Il mare oggi dista più di otto chilometri dalla antica città e il denaro che non rendono più il porto e il traffico dei pellegrini lo restituisce la fertile pianura formata dai detriti del Caistro con la coltivazione di pomodori cetrioli zucche fagiolini peperoni cocomeri e altre verdure, che sono la base della cucina turca…

"la Repubblica", 30 luglio 1993

2 commenti:

giuseppe castronovo ha detto...

Salve, si sarà dimenticato di dire chi è lo scrittore.
Saluti
Giuseppe Castronovo

Salvatore Lo Leggio ha detto...

Grazie. A Malerba quel che è di Malerba. Cordiali saluti.

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