20.2.13

Accattonaggio clericale. Un articolo di Mario Alighiero Manacorda

Mario Alighiero Manacorda
E’ morto l’altro ieri Mario Alighiero Manacorda, comunista e marxista, intellettuale poliedrico specialmente impegnato nella ricerca pedagogica e nella riforma della scuola. L’ho conosciuto alla Conferenza nazionale degli Insegnanti comunisti che si tenne a metà degli anni Ottanta a Roma. M’ero iscritto al gruppo di studio che lui coordinava, sull’asse culturale di una scuola rinnovata: fece una introduzione strettamente legata alle sue battaglie pedagogiche in nome di un Marx libertario e di un Gramsci più comunista che mai. Devo avere ancora, da qualche parte ,il testo dattiloscritto.
Parlando in plenaria fece, a sorpresa, un intervento laicista, tale da rimettere in discussione l’approccio dei comunisti alla questione cattolica che risaliva a Togliatti e al voto favorevole all’articolo 7 della Costituzione. Critico contro il nuovo Concordato, voluto e firmato da Craxi, non si limitava a chiedere correzioni, ma prendeva posizione netta contro quel tipo di relazioni e contaminazioni tra Stato e Chiesa, soprattutto nella scuola pubblica. Di lì a poco Occhetto che era il Responsabile Cultura della segreteria, rinunciando ad ogni laica velleità, avrebbe fatto lingua in bocca con il ministro democristiano del tempo, Giovanni Galloni, che era venuto cortesemente a trovarci.
Negli anni Novanta Manacorda propose – senza successo – all’intera sinistra un percorso per l’abolizione del regime concordatario, proprio nel tempo un cui la gerarchia ecclesiastica otteneva privilegi di ogni tipo, da destra come da sinistra. E’ di quel tempo il testo qui postato, un magnifico articolo per “il manifesto” di fine 94. (S.L.L.)

Camillo Ruini

A rallegrare l'anima intristita dalle vicende politiche, mi giunge con l'elenco telefonico una esilarante letterina, firmata «Camillo card. Ruini», con la quale il cardinale «si permette di insistere nell'invito, già più volte formulato, a sostenere in maniera generosa e vigorosa lo sforzo che la Chiesa di Roma sta compiendo nella realizzazione del suo progetto «50 chiese per Roma 2000». Mentre, con la mia poca esperienza di grafologia, indago sulle caratteristiche psicologiche celate nella firma cardinalizia, aggiungendovi quelle già ricavate grazie all'antichissima scienza fisiognomica che va dai pitagorici al Lavater e a tanti altri, ecco che il vento degli stravaganti umori mi porta a rispondere al cardinale.
Come si permette, Eminenza? Perché tace che per le 50 chiese già il Comune di Roma dà un contributo generoso e vigoroso, regalando a mie spese i terreni nel piano di urbanizzazione?
E poi, io sto già sostenendo in maniera generosa e vigorosa le spese (quante migliaia di miliardi?) per i restauri delle chiese a cura del ministero dei beni ambientali e culturali, mentre vedo molte meno spese per i nostri musei e gallerie, per non parlare delle nostre scuole.
Io, grazie alla giunta comunale di sinistra, sto già sostenendo (2 miliardi annui) l'incostituzionale e idiota introduzione di un insegnamento «disciplinare» di religione cattolica perfino per i bambini di tre anni delle scuole materne comunali.
Io, come italiano, sto già sostenendo nelle scuole statali (per un migliaio di miliardi annui) un insegnamento di religione cattolica, presente ora più che oltre un secolo fa con la legge Casati, e più che oltre un mezzo secolo fa con la legge Gentile e il concordato fascista. Io sto già sostenendo le spese per la percentuale dell'8 per mille a Voi devoluta dalle tasse che tutti (o quasi) paghiamo: tutti, ma non Voi, dato che, per l'art. 20, buffamente inserito grazie a Voi nella Costituzione proprio in mezzo ai «diritti e doveri dei cittadini» (ma guarda dove!), «il carattere ecclesiastico e in fine di religione e di culto» (da Voi attestato) è escluso da ogni «gravame fiscale».
Io sto già sostenendo le spese per i loschi affari della vostra religiosa banca, lo Ior, guidato da quel cardinal Marcinkus che (manco fosse un Berlusconi!) Voi, forti del concordato craxiano, avete sottratto ai tribunali italiani e alla restituzione del mal tolto.
Io sto già sostenendo le spese per gli altri affari che il vostro monsignor Fiorenzo Angelini, promosso da tempo cardinale per la sua capacità affaristica degna di un De Lorenzo, ha concluso nel campo della sanità, gravando sul costo dei nostri medicinali.
Io già sto sostenendo le spese per le cappelle cattoliche in Parlamento e per i crocifissi in tutte le sedi statali, dalla Corte costituzionale all'ultima stanzetta delle questure.
Io sto già sostenendo le spese per quella vostra riverita presenza in tutte le cerimonie ufficiali della Repubblica italiana, che quotidianamente sfida la «forma laica dello Stato» e il «principio supremo della laicità» sancito dalla Corte costituzionale.
Io sto già sostenendo le spese per l'altra vostra riverita presenza nelle trasmissioni del servizio radiotelevisivo pubblico, un terzo del quale è già vostro.
Io sto già sostenendo le spese per la pubblicità che anche quest'anno Voi vi andate facendo, sempre sul servizio radiotelevisivo pubblico, al fine di ottenere il massimo di dichiarazioni a vostro favore sull'8 per mille, impiegandovi i soldi ricevuti dallo Stato per averne di più il prossimo anno. (Ma davvero ve li fanno spendere? E quanti? E potrei forse godere anch'io delle condizioni di favore che si fanno a Voi, mentre lo Stato non ne fa per sé?).
Ma poi, Eminenza, mi permetta, anzi «mi consenta» un'altra richiesta: chi ha pagato (se le ha pagate) le spese per l'inserzione di questa sua letterina in mezzo ai tre elenchi telefonici? E ritiene proprio che ad altri enti o persone sarebbero state fatte le stesse condizioni di favore?
E tutto questo avviene in nome della solenne dichiarazione di papa Wojtyla, che «la Chiesa non chiede privilegi»! Avviene in nome di quella formula liberale, anche da Voi firmata, secondo la quale Stato e Chiesa sono due poteri «indipendenti e sovrani»! Ma, se siete reciprocamente indipendenti e sovrani, perché pretendete di ricevere soldi non soltanto dai singoli cittadini cattolici, com'è giusto, ma anche dai cittadini non cattolici e proprio attraverso lo Stato, che così, da sovrano e indipendente, si fa vostro servitore e pagatore? Ahi! quanti abusi, quante violazioni delle leggi, quanto incoraggiamento al conformismo e al servilismo! È così che andiamo verso il duemila? Con le chiese cattoliche pagate dal servilismo dello Stato laico e dal conformismo dei cittadini miscredenti?

“il manifesto”, 28 dicembre 1994

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