23.7.14

Aldo Capitini: "Il 20 giugno di Perugia"

Aldo Capitini nella torre campanaria del Palazzo dei Priori a Perugia
Nel giugno del '59 mentre Piemontesi, Francesi e Garibaldini avanzano nell'Italia settentrionale, e le Romagne e le Marche insorgono, avviene il fatto rappresentato poi dal Brugnoli, in quell'epoca giovanetto. Verso il mezzogiorno del 14 giugno mentre mons. Giordani col maggiore Friggeri, comandante di un battaglione pontificio, sta deliberando su eventuali provvedimenti, Francesco Guardabassi, data la parola d'ordine ai suoi affinché facciano un po' di chiasso sotto il palazzo pubblico (racconta Luigi Bonazzi che era nella via) si presenta con gli altri capi liberali «ai ministri papali come mandato dal popolo sovrano». Il Giordani e le truppe si ritirarono, e la città fu retta da una «giunta di governo provvisorio» fino al tragico 20 giugno, quando circa duemila soldati svizzeri vennero alla città, entrarono, soverchiata l'animosa resistenza di cittadini male armati, da Porta San Costanze e Porta San Pietro, ed effettuarono le famose stragi «per ricondurre la città al dominio papale».
Quando ero fanciullo, alle cinque pomeridiane di ogni 20 giugno, le due campane del Municipio cominciavano funebri, distanziati rintocchi, mentre la carrozza a due cavalli usciva dall'atrio del palazzo e recava al cimitero il sindaco e la giunta comunale a deporre una corona sulla tomba dei caduti in quel giorno memorando. Nell'animo mi scendeva una mestizia e un senso solenne: l'ammirazione per il coraggio, l'avversione alla crudeltà, la diffidenza verso l'oppressore e insieme la tenerezza per il silenzio a cui erano scesi quei morti, mi fecero germogliare e confermavano, ad ogni atteso anniversario nel fiorente, pieno giugno, il sentimento civile. L'anniversario della liberazione, avvenuta il 14 settembre 1860, mi commoveva meno, forse perché fin da fanciulli si sente che l'attuarsi di ciò che è giusto dovrebbe rientrare nell'ordine naturale delle cose, mentre l'ingiustizia più ci colpisce e ci turba, specialmente quando dietro le stanno i tiranni chiusi nella falsa dignità del loro mutismo e dei loro comandi.

da Perugia, La Nuova Italia, 1947 - Ristampato dalla Tipografia Comunale di Perugia nel luglio 2008  

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