11.7.14

Settecento. Una lady nella terra di Maometto (Giulio Cattaneo)

Nel gennaio del 1717, la ventottenne Lady Mary Wortley Montagu lascia Vienna "per un lungo viaggio che la porterà fino a Costantinopoli" per accompagnare il marito, "nominato ambasciatore alla corte di Turchia e incaricato di assicurare la mediazione inglese tra l'Austria e l'impero ottomano". Lady Montagu è quindi un personaggio molto diverso dalla "gente d'Oriente" che, "fino a quel momento, ha alimentato la moda della Turchia: mercanti della potente Compagnia del Levante, missionari, diplomatici, inviati speciali, avventurieri, tutti spinti da un miraggio professionale o finanziario, legati a una missione che definisce in anticipo il loro viaggio".
Alla vigilia della partenza da Vienna, Lady Montagu comincia a scrivere lettere alla sorella, ad amiche di alto rango e a personaggi noti come il poeta Alexander Pope e il letterato, filosofo, scienziato padovano, abate Antonio Conti. Queste Lettere orientali di una signora inglese sono oggi presentate, a cura di Luciana Stefani, nella collezione Terre/Idee del Saggiatore. E' una edizione piacevolmente illustrata con vedute di città, di edifici, carte geografiche e topografiche, corredata di note, glossari, fonti. Una lunga introduzione di Anne Marie Moulin e Pierre Chuvin occupa quasi la metà del libro: un avvincente capitolo di storia della cultura, fra religione, letteratura, medicina, etnografia.
Lady Montagu, poetessa e autrice di egloghe eleganti e spiritose, ha letto i classici greci e latini, oltre ai moderni europei, da Cervantes a Milton e a Boileau, e conosce gli studi degli storici e le relazioni dei viaggiatori che l' hanno preceduta, facendone spesso oggetto della sua ironia. Lady Montagu appartiene all'età della letteratura detta "augustea" che ha in Defoe, Swift e Pope i suoi maggiori esponenti. Ma Swift e Defoe, come osserva Cecchi, "sfuggono quasi del tutto alla letteratura classicista del Dryden e del Pope, ed esprimono, con tanto dell'amarezza dei primi puritani, ancora lo spirito razionalistico, sotto forma d'una critica serrata e crudele della società contemporanea, nell'aspetto politico e nell'aspetto morale: libellisti, polemisti, utopisti, inquisitori". Il gusto classico dell'epoca, nella quale Orazio è uno dei poeti prediletti, si ritrova soprattutto nell'opera di Pope, nelle labili eleganze dei suoi distici rimati. Nel 1717 Lady Montagu aveva riletto i due primi volumi dell'Iliade tradotta dall'amico in distici eroici e, da Adrianopoli gli scriveva di aver ritrovato nei turchi "molte usanze e molti modi di vestire di allora", le principesse e le grandi dame ai telai, circondate di fanciulle come Andromaca e Elena, le cinture degli uomini simili a quella di Menelao, i balli che ricordano Diana "quando danzò sulle sponde dell'Eurota". A Troia ammira "l'esattezza geografica d' Omero di cui avevo il libro in mano". Cita Lucrezio e Virgilio in latino, "materia supremamente preziosa", dato il gusto del primo Settecento. La cultura classica condiziona le sue scoperte: "Qui nous dèlivrera des Grecs et des Romains?", avrebbe detto più tardi Jean-Marie-Bernard Clèment.
Gli autori dell' introduzione si soffermano sullo scenario delle città attraversate da Lady Montagu, reso con una apparenza di realtà ma sostanzialmente fittizio, ricavato da "ricordi libreschi" e rielaborato "con gli espedienti stilistici dell' epoca". "Fittizio il ponte di legno sulla Drava; fittizio l'arco romano sulla strada di Sofia, appena più reale di quelle vestigia antiche che non esistono più quando lei le vede". "Sommaria", secondo i due studiosi francesi, la descrizione delle principali città del viaggio, in riduzioni curiose come nel caso di Costantinopoli, "città-giocattolo": lo stesso "sfoggio di bellezza e di simmetria" che si può ammirare "in una vetrina addobbata dalle mani più abili" con "vasi su vasi in bella mostra, alternati a cofanetti, a gingilli e a candelieri". Le lettere di Lady Montagu avrebbero quindi qualche punto di contatto con romanzi settecenteschi, per esempio Rasselas del sedentario Dottor Johnson, ambientato in un' Africa ricostruita sulle pagine di Erodoto e del geografo Solino. Secondo Cecchi, Pope imposta il suo personaggio "in abito di gala": "Nella tela celebrativa, la figura del personaggio resta stecchita, lo sguardo corneo; il sorriso, sotto ai baffi enfatici, è atroce a forza di esser falso; ma i manichini di batista, le rovesce di seta, i nastri, palpitano, pesano mollemente, hanno la porosità, il lustro delle diverse materie".
Se lo scenario delle città viste da Lady Mary è fittizio, le gemme e le vesti inventariate con attenzione femminile "hanno la porosità, il lustro delle diverse materie" come, fra vari esempi, nell'abbigliamento sontuoso della sultana Hafife.
Il viaggio da Vienna a Costantinopoli si svolge fra gennaio e aprile attraverso le desolate pianure del Danubio, "quasi completamente deserte e incolte per le distruzioni della lunga guerra tra i Turchi e l'imperatore". "Il viaggio dei Montagu segue precisamente l'itinerario del declino dei Turchi, quello degli eserciti che battono la ritirata". A Belgrado, Lady Montagu è ospite di un raffinato "effendi" (un letterato): AhmetN beg, che la introduce alla conoscenza della religione maomettana e della poesia araba, per quanto gli autori dell'introduzione dubitino che si trattasse di un interlocutore attendibile.
Ad un bagno di Sofia la giovane inglese ha un primo contatto con le donne d'Oriente ammirandone la disinvolta gentilezza. Arrivata ad Adrianopoli, si convince che le donne musulmane sono più libere delle europee: velate, irriconoscibili, possono uscire senza che per la strada nessuno le avvicini e andare a un appuntamento nella bottega di un ebreo non rivelando a un amante la loro identità. Lady Montagu entra nel mondo appartato delle donne, l'unico per lei davvero accessibile, frequenta gli harem rimanendone affascinata, con l' impressione "di essere stata un po' nel paradiso di Maometto". In scherzosa polemica con viaggiatori-scrittori inglesi che lamentano "la penosa reclusione delle signore turche", continua a sostenere che "sono, forse, più libere di tutte le altre donne dell'universo e certo le sole al mondo a fare una vita che è un seguito ininterrotto di piaceri". Così finisce per riconoscere nelle donne "il solo popolo libero dell' impero" e dotato di potere, da Stato nello Stato, con i suoi luoghi pubblici esclusivamente femminili come l'hammam, dove "si chiacchiera, ci si informa, si complotta".
Due anni prima del viaggio, Lady Mary era stata colpita dal vaiolo e ad Adrianopoli, proprio nella "società delle donne", scopre "l' invenzione dell'innesto": di lei si ricorderà il Parini nell'ode L'innesto del vaiuolo, del 1765. Le lettere descrivono "curiosità locali" come le botteghe degli antiquari dove si cerca di vendere al più alto prezzo senza conoscere il valore degli oggetti, sono ricche di osservazioni sui greci, gli armeni, gli ebrei, su una vita in una specie di torre di Babele, nella "mescolanza di suoni" di una quindicina di lingue. Scene affollate all'aperto in riva all' Ebro, fra musiche agresti, e deliziosi quadretti di interni. Lady Montagu appare sempre fresca, pronta a interessarsi ad ogni novità e ad assaporare i piccoli piaceri. "E' il quattro gennaio e io me ne sto seduta con le finestre aperte a godermi i raggi di un bel sole caldo mentre voi ve ne state tutti infreddoliti intorno a un malinconico fuoco di carbone, e in camera mia fanno bella mostra di sè rose, giunchiglie e garofani, appena colti in giardino".


“la Repubblica”,14 settembre 1984

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