4.7.14

Ior e non solo. La rete di potere del cardinale Bertone (Francesco Peloso)

Da “Pagina99”, l'ottimo periodico e sito diretto da Roberta Carlini, riprendo un ampio stralcio da un articolo di Peloso sul sistema di potere costruito dal cardinale Bertone e su cui il nuovo papa cerca di stabilire un controllo. (S.L.L.)
Tarcisio Bertone

Dalla Rai alla finanza, la politica, il caso Carige, la Juventus. La ragnatela di potere dell'ex Segretario di stato di Benedetto XVI

QUEI 15 MILIONI
Forse il colpo finale al cardinale Tarcisio Bertone l'ha dato papa Francesco in persona quando, sul volo di ritorno dalla Terra Santa, ha detto testualmente: “Io vorrei dire una cosa: la questione di quei 15 milioni è ancora sotto studio, non è ancora chiaro che cosa è accaduto”. I 15 milioni di cui parla papa Francesco sono quelli passati dalle casse dello Ior alla Lux Vide verso la fine del 2012, la società a lungo guidata da Ettore Bernabei – ex storico presidente Rai – membro dell'Opus Dei; oggi la Lux Vide, che produce sceneggiati ad alto tasso di fervore religioso per la Rai, è guidata dai figli di Bernabei, Matilde e Luca.
La vicenda è legata all'intricato sistema di relazioni del cardinal Bertone il quale, per l'appunto, avrebbe voluto aiutare gli amici della Lux Vide. In generale da questa come da altre cronache, emerge soprattutto un uso “privato” dello Ior che si trasformava, all'occorrenza, in una sorta di bancomat pronto ad aprire la cassa quando le circostanze lo richiedevano. Il problema non è tanto quello dei reati commessi – per ora non ve ne sono ma la magistratura sta indagando – quanto piuttosto la “cattiva governance” che indebita l'istituto e lo allontana dal suo obiettivo di fondo: finanziare le opere della Chiesa nel mondo [...]

LA POLITICA, LA FINANZA, GLI OSPEDALI
A guardare da vicino l'insieme dei movimenti dell'ex Segretario di Stato di Benedetto XVI, si scorge un quadro di relazioni gestito a volte in modo politicamente spregiudicato (la cena con Casini, Berlusconi e Letta dal mitico Bruno Vespa nel 2010 quando l'ex Cavaliere cercava di salvare la sua maggioranza), in altri casi in modo improvvido (gli affari finanziari attraverso lo Ior). Non va poi tralasciato il “sogno” di mettere in piedi un polo sanitario italiano del Vaticano tenendo insieme Bambin Gesù – già della Santa Sede – l'ospedale di padre Pio in Puglia (Casa Sollievo della sofferenza), il policlinico Gemelli di Roma, e il San Raffaele di Milano che si trovava sull'orlo della bancarotta. Su quest'ultimo, anzi, il Vaticano lanciò una proposta d'acquisto di circa 250 milioni, Ettore Gotti Tedeschi, allora a capo dello Ior era contrario, l'operazione non andò in porto ma creò una spaccatura fra il banchiere, opusiano, e il cardinale con sogni di grandezza sanitaria.

LA PASSIONE PER LA JUVE
E poi, come in ogni storia di potere italiana che si rispetti, c'è anche il calcio, in questo caso la Juve di cui il cardinale è anche storico tifoso, tanto da fare la telecronaca, nel 2004, di Sampdoria-Juve, per un'emittente locale genovese. È nell'ambito calcio-affari che troviamo l'avvocato Michele Briamonte, ex consulente Ior, socio dello studio legale torinese Grande Stevens, membro del consiglio d'amministrazione della società bianconera oltre che dell'università Tor Vergata di Roma e del Monte dei Paschi di Siena. Briamonte fu fermato nel febbraio del 2013 all'aeroporto di Ciampino a Roma dalla Guardia di Finanza per un controllo del bagaglio; con lui era monsignor Roberto Lucchini, uomo di fiducia del cardinal Bertone. Grazie al passaporto diplomatico di cui erano in possesso, i due riuscirono a non mostrare il contenuto delle loro valigette ai finanzieri.

GENOVA PER LUI
Ma dalla fotografia non può mancare il legame ligure-piemontese. Bertone, nato nel 1934 a Romano Canavese, fu al principio della sua carriera arcivescovo di Vercelli e dopo aver servito fedelmente Joseph Ratzinger come segretario della Congregazione per la dottrina della fede, è stato per alcuni anni arcivescovo di Genova. È questa l'area del Paese dove il porporato pone la sua base operativa, in cui s'incrociano relazioni e personaggi. Non a caso proprio a Genova viene alla luce, da ultimo, il caso Carige in cui lo Ior prima acquista 100milioni di bond convertibili su un totale di 390 milioni di obbligazioni emesse dalla banca genovese (siamo nel marzo 2010), poi prova a rivenderle, ma per il mercato non sono evidentemente appetibili e Carige se le ricompra (maggio 2011); a quel punto lo Ior acquista 610mila azioni Carige, poca roba dal punto di vista finanziario, ma comunque un gesto di amicizia da parte dell'Istituto vaticano. Perché lo Ior aiuta la banca genovese oggi al centro delle inchieste della magistratura acquistando obbligazioni convertibili? Rapporti, relazioni, amicizie. Se c'è dell'altro lo diranno i giudici, ma l'amicizia fra Berneschi – l'ex presidente onnipotente di Carige – e il cardinal Bertone è storia.
[...]

UOMINI E DONNE DEL CARDINALE
Più o meno vicini o vicinissimi al cardinale troviamo diversi personaggi: in primo luogo Giuseppe Profiti, manager della sanità, presidente del Bambin Gesù confermato nella carica nel marzo scorso. Profiti viene da Genova dove aveva ricoperto il ruolo di manager alla Regione, successivamente veniva chiamato all'ospedale Galliera – il cui presidente è l'arcivescovo della città ligure - dallo stesso Bertone. Coinvolto in un lungo procedimento giudiziario per uno scandalo regionale – denominato classicamente mensopoli – è stato infine assolto dalla Cassazione per non aver commesso il fatto, a difenderlo l'avvocato di fama Franco Coppi. Profiti è stato poi l'uomo che doveva guidare il San Raffaele dopo la morte di don Luigi Verzé e il suicidio di Mario Cal, il braccio destro del sacerdote-imprenditore, mentre cominciava a venire alla luce una realtà fatta di scandali e frodi finanziarie. L'operazione come detto non andò in porto.
Profiti tuttavia lo troviamo di nuovo sulla prima linea del fronte sanitario: viene infatti nominato vice commissario all'Idi di Roma, l'Istituto dermopatico dell'Immacolata, altra storica struttura sanitaria cattolica (della congregazione dei padri concezionisti) che sprofonda nel fallimento e nelle ruberie, i processi sono in corso. Il Papa nomina poi commissario della congregazione religiosa e quindi dell'Idi, cioè il superiore diretto di Profiti almeno formalmente, il cardinale Giuseppe Versaldi, piemontese, pedina fondamentale del potere bertoniano. Versaldi è, ancora oggi, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, organismo di revisione dei conti vaticani destinato ad essere superato dalle riforme in atto.

ASSALTO ALLA RAI
Un altro centro di potere di cui il cardinale si è occupato in modo costante, è la Rai. Qui era riuscito a collocare uno dei suoi più giovani adepti, quel Marco Simeon il cui nome rimbalza di tanto in tanto sulle cronache dei giornali collegato a quello dell'ex Segretario di Stato. Simeon è stato responsabile delle relazioni istituzionali della Rai, quindi capo di Rai vaticano; ligure, nella sua brillante e rapida carriera ha fatto da consulente per Capitalia e Mediobanca, cioè per Cesare Geronzi. Varie volte è stato chiamato in causa da inchieste giornalistiche per il suo presunto coinvlgimento in Vatileaks, cioè nella lotta di potere interna al Vaticano svoltasi intorno alla figura del cardinal Bertone. Simeon naturalmente ha sempre negato ogni sua implicazioni in queste vicende, ha sempre difeso invece il suo rapporto professionale e di amicizia con i cardinali Bertone e Bagnasco.
Sempre nella Rai l'apice del bertonismo è stato forse toccato con la nomina a direttore generale di Lorenza Lei – area politica Pdl, data in quota all'Opus Dei – al posto di Mauro Masi. Ancora, amico del cardinale Bertone, è stato il direttore di Radio Uno e del giornale radio Antonio Preziosi; Preziosi viene pure nominato consultore del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali nel 2011, intanto insegnava comunicazione sociale alla pontificia università salesiana di Roma.

LO IOR E I SALESIANI
Va comunque sottolineato che il cardinale ha goduto di una costante stima da parte di Benedetto XVI con il quale ha collaborato negli anni in cui questi era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. In quanto Segretario del dicastero, Bertone ha gestito alcune delle vicende più spinose e delicate: dal caso Milingo, il vescovo esorcista poi sposatosi e scomunicato dal Vaticano, al terzo segreto di Fatima, la cui rivelazione è stata in parte ridimensionata da Ratzinger. Ma fu Bertone a parlare varie volte con l'ultima veggente testimone delle apparizioni mariane, suor Lucia. Da Segretario di Stato il cardinale ha ricoperto anche il ruolo di presidente della commissione cardinalizia di controllo dello Ior. Fu lui a chiamare Ettore Gotti Tedeschi alla guida dell'istituto ma poi sorsero contrasti fra i due che determinarono le dimissioni di Gotti nel frattempo entrato pure in conflitto con il board laico dell'istituto bancario. Negli anni in cui Bertone era al centro del potere vaticano, ha nominato un numero considerevole di vescovi salesiani, tuttavia la congregazione cui appartiene ha attraversato una crisi molto seria trascinatasi fino ad oggi a causa, neanche a dirlo, di un episodio di cattiva gestione finanziaria.
La lunga contesa per una grossa eredità – quella del marchese Gerini – fra la congregazione e i figli del marchese, si è trasformata in un boomerang per i salesiani che, probabilmente vittime di una truffa, hanno rischiato di dover vendere la curia generalizia rasentando la bancarotta. Anche in questo caso il cardinale fu sfiorato dalla vicenda. Infine nel gran calderone degli scandali legati alla pedofilia il porporato, come tanti suoi pari, non ha brillato. Nella vicenda relativa a uno dei casi più clamorosi di abusatore seriale su minori (oltre 200 le vittime), la vicenda di padre Lawrence Murphy, Bertone risulta essere fra quelli che cercarono di occultare la verità.

BERTONE E LA CHIESA ITALIANA
Certo è che fra i tanti prelati che hanno gestito relazioni di potere ad alto livello, l'ex Segretario di Stato di Benedetto XVI è quello finito con più facilità e regolarità nella polvere mediatica. Bertone è stato considerato per il suo stile salesiano un po' chiassoso, un po' approssimativo, un parvenu dei salotti buoni, peccato che non gli è stato perdonato. D'altro canto il porporato ha utilizzato il sistema vaticano provando a farlo diventare almeno un po' il sistema-Bertone. In questo tentativo si è del resto scontrato con il sistema-Ruini, il famoso cardinal-sottile che ha guidato con pugno di ferro la Chiesa italiana facendone un asset fondamentale del potere di centrodestra in Italia. Bertone ha avuto il torto, fin dal principio del suo mandato come Segretario di Stato, di voler mettere le mani pure sulla conferenza episcopale italiana sostenendo, in un'ormai celebre lettera pubblica, che degli affari italiani, compresi quelli politici, si doveva occupare la Segreteria di Stato e non più la Cei. La cosa non è piaciuta nemmeno a gran parte dei vescovi che hanno rivendicato la loro autonomia, così il cardinale si è creato quasi da subito il vuoto intorno.
I successivi tentativi di controllare l'università Cattolica di Milano – con annessi gli ospedali – sottraendola alla curia milanese, sono andati in fumo. Da parte di ambienti della Cei gli è stata attribuita la responsabilità anche del caso Boffo, cioè la falsa velina pubblicata dal Giornale che gettava discredito sul direttore di “Avvenire”, fatto che portò alle dimissioni dello stesso Boffo. Naturalmente questa circostanza è stata sempre smentita e in effetti non ci sono prove a conferma di una tesi del genere, ma quel che conta in realtà è il costante ripiegamento sugli affari italiani prodotto dalla gestione Bertone. [...]


pagina99 online 28 maggio 2014

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