25.7.14

Iraq. Il califfo ordina: mutilazioni genitali e donne per i combattenti (S.L.L.)

Abu Bakr al-Baghdadi, il "califfo"


Il cosiddetto ISIL (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) è stato proclamato poco più di un mese fa dal movimento jihadista di Abu Bakr al-Baghdadi, che controlla gran parte del Nord dell'Iraq ed è tra i più agguerriti avversari armati del regime di Assad nella Siria di cui rivendica alcune importanti province. 
L'uomo s'è fatto proclamare “califfo”, in sostanza capo militare di tutto il mondo musulmano, ruolo che trova rifiuti più riconoscimenti ufficiali nei paesi arabi, ma la presunta restaurazione del “califfato” ha suscitato simpatie e speranze non solo nel vicino Oriente asiatico, ma in Egitto e nel Maghreb. 
Tra gli occidentali e peculiarmente tra gli statunitensi c'è molta ambiguità nel trattare con il personaggio e con il suo movimento (e con personaggi e movimenti simili). In passato li sostennero contro Saddam Hussein e si può ragionevolmente dire che la crescita esponenziale della loro forza è legata strettamente alle guerre americane e occidentali in Iraq. Solo più tardi, forse troppo tardi, l'Occidente ne ha condannato le scelte politiche e le proclamazioni di “guerra santa”, inserendo Abu Bakr al-Baghdadi nelle liste dei peggiori nemici. Ma nello stesso tempo continuava ad armare i suoi simpatizzanti in Libia e, ancora oggi, li sostiene con ogni mezzo in Siria. 
Le ultime deliberazioni dell'ISIL sono espressione di un maschilismo odioso e orripilante: scelte retrograde che esplicitamente mirano a conquistare e irrobustire un consenso di tipo identitario. La prima è un appello a "offrire le donne non sposate" ai "fratelli mujaheddin", diffuso a Ninive dai jihadisti Isil, che da settimane controllano quella provincia nord-irachena: chiedono alle donne di "fare la loro parte nella jihad al-nikah" (letteralmente la Jihad matrimoniale) dandosi in spose ai combattenti. "Alla luce della liberazione della provincia di Ninive - si legge nel comunicato - e del benvenuto dato dalla popolazione ai suoi fratelli mujaheddin, e dopo la grandiosa vittoria conseguita ... nella provincia di Ninive e la sua liberazione, provincia questa che con il permesso di Dio sarà la residenza e il rifugio dei mujaheddin, alla luce di questo chiediamo alla popolazione di questa provincia di offrire le donne non sposate a favore dei loro fratelli mujaheddin. Su chi mancherà di farlo erigeremo la sharia e applicheremo le sue leggi".
"Oh Dio, abbiamo dato comunicazione, sii testimone", si legge infine nel comunicato firmato "Provincia di Ninive" e timbrato con il logo salafita e la dicitura "Stato islamico in Iraq e nel Levante, comitato giuridico generale".
Il comunicato appare l'ufficializzazione di una pratica denunciata nei mesi scorsi, soprattutto in Siria, altro fronte che vede l'Isil in prima linea. I media parlavano di donne inviate soprattutto dalla Tunisia, a partecipare al 'jihad del sesso', che in genere prevede brevi contratti di matrimonio tra i jihadisti e le ragazze. Anche il governo tunisino in parlamento, attraverso il ministro degli Interni di Tunisi, Lotfi Bin Jeddou, ha ammesso l'esistenza del fenomeno.
Orrore ha suscitato nei giorni successivi l'ordine di mutilazioni dei genitali per le donne del 'califfato'. I jihadisti dell'Isil affermano che la pratica è stata imposta dal profeta Maometto e riportano un elenco di suoi 'hadith' (i 'detti'), che a loro dire contengono questo ordine. Non si prevedono ancora sanzioni per i trasgressori, per cui l'iniziativa sembrerebbe ancora avere il carattere prevalente di una “guerra di culture” e non di una persecuzione. Abu Bakr al-Baghdadi avrebbe dato l'ordine di infibulare le ragazze e le bambine presenti sul suolo iracheno al fine di allontanarle dalla prostituzione e dal peccato.
Souad Sbai, giornalista e scrittrice italo-marocchina, ha definito l'ordine un 'gesto agghiacciante'. Aggiunge in un comunicato, che la vicenda "rivela ancora una volta quanto pericoloso sia, nella sua follia, questo personaggio a cui l'Occidente continua colpevolmente a lasciare mano libera".
In verità, prima o poi bisognerà fare un bilancio della guerra che dagli anni Ottanta gli USA hanno lanciato e sviluppato con tutti i mezzi contro il socialismo e nazionalismo dei paesi arabi e di altri paesi musulmani, coltivando contro di esso tutti gli integralismi e i jihadismi. Perfino l'espansione di Hamas a scapito dell'Olp fu un aspetto di quella offensiva. Sembrava che l'ideale degli Usa fossero l'Arabia Saudita e alcuni emirati, privilegi feudali ed usanze medievali all'interno, occidentalismo incrollabile in politica estera. Quando poi si è voluto passare all'intervento diretto, alla guerra imperiale, si è spesso fatto ricorso all'ideologia “democratica”, fino ad arrivare a teorizzare – con i cosiddetti neocons – l'esportazione della “democrazia occidentale”. I risultati sono fallimentari dappertutto: in Afghanistan, in Palestina, in Iraq, in Algeria, in Libia. I nostri governi, sia di destra che di centro sinistra (sebbene con qualche differenza), hanno sempre assecondato queste politiche imperiali, che hanno sistematicamente dato spazio alla superstizione e alla violenza brutale contro le donne e (ancor più) gli omosessuali. Io lo chiedo al Presidente Napolitano che ogni volta che può ripete la tiritera che “non ci possiamo sottrarre ai doveri internazionali”: per quale scopo sono morti i “nostri ragazzi” a Nassyria e altrove? Per permettere agli Abu Bakr al-Baghdadi di organizzare stupri, infibulazioni, roghi e lapidazioni?



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