C'è qualcosa di
sconvolgente in alcune reazioni al voto referendario all'interno del
Pd, nella parte più vicina al premier sconfitto.
Nel No alla riscrittura
della Costituzione sono confluiti, senza dubbio, un pezzo di
elettorato stabilmente ancorato a destra, un pezzo di elettorato di
sinistra e infine una parte di elettorato, forse la più ampia, che -
in questi tempi di crisi - non ha riferimenti politico culturali
certi e che si muove dal non voto al voto e che cambia spesso voto
nelle elezioni politiche o amministrative con una preferenza per 5
Stelle.
Gli studiosi di flussi
dicono che nel No confluisce tanta parte della gioventù incerta per
il proprio avvenire e sospettosa verso il dirigismo un po'
autoritario che la riforma costituzionale prospettava mentre,
paradossalmente ma non troppo, il SI vince tra i più vecchi e i più
garantiti.
A queste prime letture la
risposta non è stata: "come riaggiustiamo la nostra proposta
politica per rispondere a questa sofferenza, pericolosa per la stessa
tenuta democratica?". E neppure: "Come facciamo a
convincere una parte importante di questi nostri connazionali della
bontà della nostra proposta? ". E' stata invece: "Come
facciamo a governare lo stesso, senza conquistare il consenso della
maggioranza? Quale trucco e quale tattica ci inventiamo per ottenere
i pieni poteri con un consenso minoritario?"
Orribile!
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