4.12.16

La mia prima tessera della Fgci (Stato di fb - 21 agosto 2016)

Sono passati 50 anni, anzi 51.
Era così la mia prima tessera della Fgci. Mi iscrissi d'estate, sulla spinta di un'assemblea a Canicatti, il 25 aprile, con Edoardo Pancamo e Leonardo Sciascia e delle proteste per l'intervento americano in Vietnam. 
La sezione, decimata dall'emigrazione in Germania, aveva in segreteria un "delegato giovanile", un trentenne decisamente inefficiente, ma la la Fgci non c'era più. I tre ragazzi che fino all'anno prima avevano fatto qualche tessera tra i figli dei compagni erano partiti anche loro, due per la Germania, uno per Desio.
Quando mi presentai in sezione con Liborio Rotolo la diffidenza verso di me, figlio di un bottegaio di destra, si toccava con mano. Il vecchio compagno Visconti, "lu 'zzi Decu", disse (a entrambi, ma parlava di me, non di Liborio, figlio di un contadino comunista): "Si sti intellettuali vinniru 'ppi dari na manu d'aiutu, ca sianu li benvenuti. Si vinniru pi rumpiri li cugliuna si nni puonnu iri primu di trasiri" ("Se questi intellettuali vengono a dare una mano, siano i benvenuti; se vengono per rompere possono andare via, prima ancora di entrare").
La segreteria però ci diede subito l'incarico di rilanciare la Fgci: il segretario Giovannino Riggeri, detto Ringhio, ex sindaco, ci disse che arrivavamo a proposito, che si stava riorganizzando la Fgci provinciale e che la domenica successiva si sarebbe fatta una riunione ad Agrigento con il segretario regionale Mannino.
Ci accompagnò in una vecchia macchina un compagno che ci campava facendo il tassista un po' abusivo, ma quella volta gli fu pagata solo la benzina. Non c'era ancora la scorrimento veloce: si attraversavano Canicattì, Castrofilippo e Favara; arrivammo alle 10, in ritardo, ma la riunione non era ancora cominciata.
Mannino non era potuto venire; per la segreteria regionale era appena arrivato Totò Crocetta. C'era Federico Martorana, che della Fgci provinciale era segretario. Tra gli altri presenti ricordo Casà, Gandolfo Mazzarisi, Agostino Spataro. Alla fine ci diedero le tessere: 50. Ma le loro previsioni erano oltremodo ottimistiche: facemmo una decina di tessere, tutte a figlie e figli di compagni, senza tempo e voglia per una attività di propaganda e agitazione. Facemmo solo tre tessere pesanti, operaie, aiutati da Caizza, Nniria, della Camera del Lavoro, che aveva tentato di organizzare i giovanissimi manovali dell'edilizia; ma dopo qualche mesi i tre ragazzi, stufi della mancanza di ingaggio e di diritti, partirono anche loro per il Nord.
Per allargare un po' dovemmo aspettare che nella primavera del 66 tornasse in paese il quadro giovane più istruito e combattivo che il partito avesse espresso: Lillo Gueli, del 39. Per un po' aveva fatto il funzionario, segretario della Fgci provinciale; poi era emigrato anche lui. Per un po' aveva lavorato alla Renault, in Francia; diceva di aver guidato lotte sindacali e di aver perso per questo il lavoro. Grazie alla sua collaborazione nel 66 arrivammo a 25 tessere e gli attivi eravamo 5 o 6. Durante l'estate ci fu il mio debutto pubblico da segretario del Fgci, al cinema Italia, per la manifestazione che preparava le elezioni comunali previste per l'autunno. Eravamo (o ci credevamo) ingraiani; ma lo slogan era amendoliano: "Una nuova maggioranza al Comune di Campobello di Licata".

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