Non so chi oggi – dopo
l’amministrazione controllata e la morte della signora Elvira che credo
continuasse a dirigerla - detenga la proprietà della Sellerio e chi la guidi.
Devo dire però che mi ha riempito d’orgoglio siciliano la recente pubblicazione, di
sicuro controcorrente in un clima di ibridi connubi ed improvvide revisioni
costituzionali, di una bella antologia dal titolo Storie della Resistenza curata da Domenico Gallo e Italo Poma. Essa è composta in gran parte da testi inediti in volume (soprattutto dalle riviste
degli anni Quaranta “Aretusa” e "Mercurio”)
o comunque difficilmente reperibili.
Vi si trova anche, sotto il titolo Un uomo ordinato, un dizionario del partigiano anonimo che l’autore, Angelo
Del Boca, riferisce trovato indosso a un partigiano ucciso e senza nome nella
primavera del 1945 sull’appennino ligure-emiliano, uno di quei corpi senza vita
che le nevi dell’inverno avevano coperto e – in parte – preservato e che il
disgelo restituiva.
Precedute dal periodo che le introduce e le contestualizza,
riprendo qui alcune “voci” di quel dizionario. (S.L.L.)
Il documento che più ci sorprese
fu una sorta di dizionario, una cinquantina di voci scritte a matita su
altrettanti piccoli fogli d'agenda. I fogli, per l'umidità, si erano incollati
e se non fossero stati scritti a matita non si sarebbe salvato nulla.
Pazientemente asciugammo foglio per foglio e alla fine cominciammo a leggere
ciò che segue:
Alba - Quando spunta, può essere troppo tardi.
Alexander (Maresciallo) - Avrebbe voluto, all'inizio del secondo inverno,
che fossimo spariti come talpe sottoterra. Non se l'abbia a male se gli abbiamo
disobbedito: non c'erano buche a sufficienza.
Badoglio e Bonomi - Due personaggi, scialbi, che stanno al Sud, con
gli americani.
Barba - Molti se la lasciano crescere, ma non sempre perché mancano
di lamette. Chi la porta, automaticamente viene chiamato «Barba». E poiché in
un distaccamento sono in parecchi ad averla, uno si chiamerà «Barba I», l'altro
«Barba II», e così via. Ad alcuni sta bene, gli fa una faccia decisa. Ad altri
addolcisce gli occhi. Altri ancora, e sono i più ostinati a tenerla, fanno
pensare alle capre.
Cani - Sono un vero guaio, di notte, durante le marce di
trasferimento. Il primo a sentirvi dà la sveglia al vicino, e in pochi istanti
la valle è tutta un abbaio. I cani dei tedeschi invece non abbaiano. Sono alti,
snelli, col pelo corto. Ti inseguono per giornate, come se ti conoscessero, ti
odiassero. Cani sono anche chiamati i tedeschi, per quanto si preferisca
chiamarli maiali.
Comandante - Lo si diventa per meriti, non per titoli di studio.
Conosco un mungitore che ha ai suoi ordini un colonnello di Stato Maggiore. Di
solito si affermano quando scoprono per la guerriglia un'autentica vocazione.
Fanno sempre di testa loro, e raramente sbagliano. Quando sbagliano pagano di
persona.
Nome di battaglia - Serve a mascherare la nostra identità e di
rimando a tradire il nostro carattere. Esso rivela infatti le nostre ambizioni,
o le nostre letture, oppure i limiti della nostra fantasia.
Partigiani - Ce ne sono di tutti i tipi: comunisti e cattolici,
socialisti e liberali, anarchici e trotzkisti, giellisti e monarchici, leali e
opportunisti, coraggiosi e vigliacchi, decisi e attendisti, generosi e scaltri,
onesti e ladri, giovani e vecchi, eroi e doppiogiochisti, consapevoli e no, con
scarpe e senza scarpe, vestiti come soldati e come pagliacci. Combattono una
delle diecimila guerre che l'uomo ha scatenato su questa terra e pensano di
essere dalla parte della ragione.
Paura - Chi dice di non averne è un bugiardo. Nessuno di noi può
giurare che sarà vivo domani. O anche stasera.
Pippo - Con questo nome indichiamo l'aereo che vaga tutte le notti
nel cielo e lancia bombe a casaccio, su noi e sugli altri. Il suo non sembra un
rumore di motori, ma l'ansito di un mostruoso animale. E fin che il battito
delle sue grosse ali non si affievolisce tratteniamo il respiro.
Politica - I giovani non amano e non sanno farne. I più anziani la
preferiscono alle azioni di guerra.
Prete - Quello che sta con noi è l'umile e povero parroco di
campagna. Gli alti prelati, in città, benedicono i gagliardetti delle «Brigate
Nere».
Repubblichini - Se ne stanno in città, preferibilmente al sicuro,
con le scarpe lustre, il ciuffo fuori del berretto. Quando vengono in
rastrellamento, si fanno precedere dai tedeschi. Quando le buscano, i tedeschi
li tolgono dai guai. Ci sono vari tipi di repubblichini. I vecchi fascisti
delle squadracce. Quelli che si ritengono disonorati dall'armistizio. I
filotedeschi. Quelli che spasimano per le cause perse. Quelli che vanno sempre
controcorrente. Quelli che desiderano semplicemente un'arma per sparare (ce ne
sono molti anche dalla nostra parte). Quelli che sperano di arricchire. Quelli
che hanno risposto ai bandi e che ora non trovano il coraggio di scappare. I
razzisti. Gli spavaldi. Gli isterici. Gli stupidi. Quelli della «Muti» e delle
«Brigate Nere» sono i più arrabbiati (e anche i più vigliacchi); quelli della
«Decima» credono di appartenere ad un corpo scelto e amano dare spettacolo
(aiutati dalle loro divise da operetta); agli alpini della «Monterosa» e ai
bersaglieri dell’«Italia» hanno insegnato a combattere in Germania, in modo
perfetto, ma la loro idea fissa è quella di scappare. Chi li ha battezzati
«repubblichini» meriterebbe una statua. Non c'è espressione, infatti, che
meglio dipinga la loro pochezza e viltà e goffaggine.
Scarpe - E il nostro dramma; si consumano in un amen. Chiediamo
scusa ai morti se li spogliamo, ma noi dobbiamo continuare a camminare e loro
hanno finito.
Spia - Nel Paese in cui viviamo, diviso dalla guerra civile, tutti
lo possono essere. Un tale che veniva da noi a mendicare pane, ha venduto per
duecento lire la vita di quindici nostri compagni. Per questo siamo spietati
con le spie, anche a rischio di cadere in errori.
Tedeschi - Adesso, noi che ce li siamo trovati di fronte più volte,
sappiamo che non sono invincibili. Ma le reclute si lasciano ancora
impressionare da quella corta giacchetta, dalla forma dell'elmo, dagli
stivaletti, dal modo di correre all'assalto. È consigliabile catturarne alcuni
e tenerli all'accampamento, impiegandoli nei lavori più umili. Le reclute
finiscono così per accorgersi che sono esseri umani, coraggiosi e vili come gli
uomini di tutto il mondo.
Vittorio Emanuele - Era piccolo col fascismo. Senza fascismo non è
cresciuto di un pollice.
Storie della Resistenza (a cura di Domenico Gallo e Italo Poma),
Sellerio editore, Palermo, 2013
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