Dal punto di vista strategico la
guerriglia non solo impone difficoltà di vario genere ed infligge serie perdite
al nemico, ma ha anche il risultato di logorarlo. Per riuscire ad annientare un
rilevante potenziale umano del nemico e a liberare il territorio, la guerriglia
deve tuttavia svilupparsi progressivamente in guerra di movimento.
Lo stesso carattere di lunga
durata della nostra guerra di resistenza rivoluzionaria imponeva alla
guerriglia il passaggio alla guerra di movimento. Le nostre truppe si
tempravano progressivamente nella guerra di guerriglia; da combattimenti che
ponevano in gioco piccole unità passavamo a combattimenti che ponevano in gioco
unità di maggior rilievo, da combattimenti fra piccole formazioni a
combattimenti fra formazioni di maggior rilievo. Progressivamente la guerriglia
si andava sviluppando in guerra di movimento: forma di combattimento in cui
cominciavano già ad affacciarsi i principi della guerra regolare, ma che, nonostante
questi principi svolgessero un ruolo sempre più rilevante, era ancora tuttavia
contrassegnata dalle caratteristiche della guerriglia.
La guerra di movimento è una
forma di battaglia delle truppe regolari e significa: concentrare effettivi
relativamente importanti, operare su un terreno relativamente esteso, attaccare
il nemico dove è relativamente allo scoperto per annientarne il potenziale
umano, avanzare in profondità nelle retrovie nemiche, ripiegare rapidamente,
conformarsi rigorosamente alla parola d'ordine "dinamismo, iniziativa,
mobilità, decisione istantanea di fronte alle situazioni nuove".
da Guerra del popolo Esercito del popolo, Feltrinelli, 1968
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