Ezra Pound |
Questa vulgata è da correggere
Pierluigi Battista, per
dimostrare che non c’è da scandalizzarsi se gruppi neofascisti si fanno
bandiera del nome di Ezra Pound, scrive (Corriere della Sera, «La Lettura», 15
gennaio, p. 5) che Pound «era così fascista che concepì i suoi meravigliosi Cantos vicino a Pisa, precisamente nel
campo di Coltano, insieme a numerosi altri fascisti che lì erano internati dopo
il 25 aprile». In realtà Pound cominciò a pubblicare i suoi Cantos nel 1917, parecchio prima del 25
aprile, nell’epoca dell’Ulisse di Joyce
e della Terra desolata di Eliot, opere
prossime anche per ispirazione al poema poundiano.
È vero che una sezione
significativa dei Cantos fu scritta vicino
a Pisa nel 1945, ma Pound non fu mai internato a Coltano con i repubblichini
(una leggenda dura a morire) bensì a Metato, in un campo di detenzione e
riabilitazione dell’esercito USA, con oltre tremila G.I. americani (le cui
storie e battute riempiono appunto i Canti
pisani – di uno di questi episodi si occupa Enrico Deaglio, La ballata di Emmett Till, «Diario», novembre
2009).
È anche per contribuire a
correggere la percezione distorta di Pound di cui sono esempio le pur
amichevoli affermazioni di Battista che ho firmato con altri sessanta scrittori
e lettori la lettera di solidarietà a sua figlia Mary de Rachewiltz, la quale
protesta per l’occupazione abusiva del nome del padre da parte di CasaPound.
Questa comporta appunto l’identificazione totale del poeta col fascismo, senza tener
conto della lunga e complessa storia dell’uomo e dell’opera.
Non si può non dare ragione alla
figlia che non ci sta a vedere un uomo dai mille amori e furori ridotto a logo
di CasaPound.
“alias domenica – il manifesto”,
29 gennaio 2012
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