Un giorno, il produttore dei
dischi di Davis stava riascoltando in privato alcuni nastri appena usciti dalla
seduta di registrazione. Assieme a un amico stava valutando alcuni impegnativi
passaggi dell'assolo di tromba. D'improvviso entrò nella stanza la figlia del
produttore, una bambina di sei o sette anni. Dopo aver ascoltato appena qualche
nota di musica, la piccola disse sicura a voce alta: "Questo è Miles
Davis!"
Il produttore e il suo amico, abbastanza
stupefatti, chiesero alla bambina come avesse fatto a capirlo. Era musica
inedita.
La risposta fu chiara e semplice:
"Il suono della tromba di Miles si riconosce subito: sembra la voce di un
bambino che è stato chiuso fuori di casa e bussa disperatamente perché lo
facciano entrare".
Chiunque abbia mai ascoltato
anche un solo minuto di musica suonata da Davis riconoscerà che quella frase è
vera quanto poche altre. Se, per usare le parole di Thelonious Monk, il jazz
"è un graffio nell'anima", allora la musica, la sonorità, il cuore
della poesia di Miles sono una delle unghie che hanno lasciato quel graffio.
Da La vita di Miles in “Linaa d’ombra” N.50, giugno 1990
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