23.10.13

Questione meridionale. L'oppresso è un oppressore (Elio Vittorini)

La considerazione che segue, nota a un'inchiesta su contadini e braccianti di Puglia, agevolmente s'applica, come suggerisce il titolo vittoriniano, a tutto il meridione: v'è implicita polemica contro il “codismo” d'una sinistra che organizzava il movimento contadino con manifestazioni e occupazioni di terre, ma teneva la sordina sull’oppressione delle donne. Dicevano certi comunisti: "Tra i braccianti sono le donne che tengono la cassa". Ma era una ulteriore schiavitù: dovevano far quadrare magrissimi bilanci, provvedendo come potevano alla prole, dopo aver garantito il tabacco e/o il mezzo litro al marito, "che porta a casa i soldi". (S.L.L.)
Braccianti pugliesi
La donna ha l'ultimo posto nella scala sociale (tra i pugliesi). Lo schiavo vuole a sua volta un proprio schiavo. E la donna pugliese corre: per il padre, per il marito, per il figlio. Essa fa tutti i mestieri che all'uomo dispiace di fare. Se lava i piatti invece di lavorare i campi è perché l'uomo preferisce lavorare i campi invece di lavare i piatti. Ma spesso lavora i campi e lava i piatti insieme. Né c'è un orario per il suo lavoro e la sua soggezione.

“Il Politecnico”, n. 9, novembre '45

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