Certe verità fin dai tempi
dell'antica Grecia, possono dirle solo i comici. C'è, tra queste, la vicenda
della trasformazione in atto della legge in merce negoziata sul mercato della
mondializzazione (non
esclusa quella criminale). Nel
grande bazar globale, il capitalismo (cioè un enorme e crescente castello di
debiti) impone un clima nel quale le violazioni alla legge sono necessarie. Per
sopravvivere si devono commettere crimini. Così il confine tra legale e
illegale scompare.
Le situazioni si accavallano e
sovrappongono: ai crimini dell'economia (concorrenza sleale, evasione fiscale,
etc.) si affianca l'economia del crimine (estorsione, gioco d'azzardo, droga,
prostituzione, etc). Così molti uomini d'affari diventano simili ai ladri di professione:
gli uni e gli altri disprezzano la polizia, la magistratura e persino il
Governo (ovviamente se e quando interferisce con le loro attività).
C'è, tra questi soggetti, qualche
differenza? Se c'è, sta nel fatto che, qualche volta, gli uomini d'affari (pur
non sempre e non tutti) si percepiscono come persone per bene e oneste, mentre
i colleghi sono veri criminali. Ma è poi proprio così? Anche Totò Riina, quando
gli fecero notare la spietatezza dei suoi crimini invitò gli interlocutori a
«guardare cosa è successo in Bosnia». In alcuni famosi processi - quello per lo
scandalo della Loocked e quello nei confronti della filiale americana di Cosa
Nostra - l'amministratore delegato del colosso aeronautico e quello
dell'organizzazione mafiosa (il noto Joe Valachi) dissero all'unisono che la
corruzione e l'illegalità erano strumenti necessari per proteggersi dalla
concorrenza (sic!).
Ma, se la legge è in vendita,
perché stupirsi dei paradisi fiscali? Alcuni stati vendono le loro leggi al
miglior offerente.. Ciò che a casa loro li farebbe definire criminali,
all'estero li fa apparire come benefattori.
Lo sviluppo ha la priorità sulla
sicurezza. Nel dicembre del 1984 una nuvola tossica sprigionata dagli
stabilimenti di un'impresa americana a Bophal, in India, provocò migliaia di
morti e 500.000 feriti gravi (e ancora oggi un numero imprecisato di persone ne
subisce le conseguenze): l'amministratore delegato della società ha scontato
sei giorni di prigione ed è uscito grazie al versamento di una cauzione di 2.000
dollari; oggi gioca a golf in Virginia. Ancora, il diaframma prodotto da una
ditta di Richmond, diffuso in Africa nonostante le migliaia di processi
promossi negli Stati Uniti per la sua pericolosità, ha determinato la morte per
infezione di migliaia di donne: «Meglio che niente! il problema è
l'elevatissimo tasso di natalità», ha commentato la direzione dell'azienda.
Una volta la causa del crimine
era la povertà; oggi è sempre più la ricchezza.
Ma davvero certe verità possono
dirle solo i comici?
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