10.10.13

Lope de Vega, passione e satira nella Spagna del siglo de oro (Giuseppe Grilli)

Lope de Vega nacque il 25 novembre del 1562 a Madrid. Il suo primo, e per lungo tempo solitario e non smentito biografo e ammiratore, Juan Perez de Montalban assicura che già a cinque anni era in grado di leggere e comporre in latino e in volgare. A dieci anni si recò a Alcalà per perfezionare e completare la sua formazione. Oltre al normale corso di studi apprese anche l'italiano e il francese, fino a conseguire il titolo di bacelliere. Conobbe un amore precoce con una dama forse da identificare con la Marfisa o la Zaida che compaiono in alcune opere sue più tarde. Nel 1583 si imbarcò per le Isole Azzorre. Rientrato a Madrid lo stesso anno, già nel 1584 Cervantes lo citava con encomio nella Galatea, grazie a una copiosa produzione poetica che doveva correre oralmente, o manoscritta, negli ambienti letterari e paraletterari della città.
Ha inizio la relazione con la bella Elena Osorio, moglie dell'attore Cristobal Calderon e figlia dell'impresario teatrale Jeronimo Velazquez. Elena, poi poeticamente Dorotea, è forse di qualche anno più anziana del poeta, ma affascina tutto il quartiere di Lavapiés, dove vive in casa del padre mentre il marito è assente, e la sua fama attraversa la città. Di carnagione scura ma di occhi chiari, la sua bellezza è struggente quanto lo sarà l'opera che Lope destinò a celebrarla. Di cultura superiore alla media delle ragazze della sua condizione, Elena fu amante di Lope finché questi somministrò testi drammatici al padre e finché l'opportunità di amori più redditizi non le consigliarono di passare a altri. Pare anzi che lo stesso Lope finì con partecipare ai benefici derivati dal nuovo amante, da identificare forse con don Francisco Perrenot Granvela. Tuttavia la crisi si fa strada. Lope, che non ha esitato a trasformare in letteratura l'adulterio con Elena, in alcuni splendidi sonetti, quando la situazione si fa più equivoca adotta il metro satirico. Elena diventa Una dama si vende a chi la cerca.
Il quartiere, assiduamente frequentato da Lope e dai suoi amici scrittori, diventa in un romance una sorta di locus amoenus capovolto: incrocio di vie e di case per ospiti occasionali se non a ore. Nell'87 c'è la denunzia. Lope è tradotto in carcere, interrogato e messo a confronto con i testi insultanti e compromettenti. Vengono sentiti testimoni. La colpa appare manifesta e Lope si difende attaccando.
Ma la sua situazione si complica nel tentativo di inquinare le prove mediante la falsificazione di una lettera di Elena. Nel 1588 è condannato all'esilio: deve lasciare Madrid per dieci anni e qualsiasi territorio del regno di Castiglia per due.
Si rintana a Valencia, quindi, con la moglie: la giovanissima Isabel de Urbina, che ha rapito durante il processo con la famiglia di Elena e che ha sposato per venir via da un altro e più compromettente giudizio.
Solo nel 1594, morta Isabel, il padre di Elena chiede il perdono giudiziario e Lope torna a Madrid, ma non per sposare l'antica amante. Questa, però, continuerà a tormentare l'ispirazione del poeta fino al punto finale della pubblicazione della Dorotea, la storia di Lope giovane e di come egli caparbiamente si continui a specchiare nelle piccole nefandezze del quotidiano. Elena sopravvive al poeta per qualche anno. Questi morì infatti nel 1635 carico di onori, figli, opere.

Postilla
Si tratta di una scheda biografica che correda un ampio articolo sul processo per diffamazione a Lope de Vega (Madrid, 1587), dal titolo Sedotto e umiliato, a firma Giuseppe Grilli, pubblicato dal “manifesto” il 23 agosto 1988, per la serie Processo ai processi. La scheda non è firmata, ma lo stesso Grilli, valoroso ispanista, ne è certamente l’autore.

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