Lope de Vega nacque il 25
novembre del 1562 a Madrid. Il suo primo, e per lungo tempo solitario e non
smentito biografo e ammiratore, Juan Perez de Montalban assicura che già a
cinque anni era in grado di leggere e comporre in latino e in volgare. A dieci
anni si recò a Alcalà per perfezionare e completare la sua formazione. Oltre al
normale corso di studi apprese anche l'italiano e il francese, fino a
conseguire il titolo di bacelliere. Conobbe un amore precoce con una dama forse
da identificare con la Marfisa o la Zaida che compaiono in alcune opere sue più
tarde. Nel 1583 si imbarcò per le Isole Azzorre. Rientrato a Madrid lo stesso
anno, già nel 1584 Cervantes lo citava con encomio nella Galatea, grazie a una copiosa produzione poetica che doveva correre
oralmente, o manoscritta, negli ambienti letterari e paraletterari della città.
Ha inizio la relazione con la
bella Elena Osorio, moglie dell'attore Cristobal Calderon e figlia
dell'impresario teatrale Jeronimo Velazquez. Elena, poi poeticamente Dorotea, è
forse di qualche anno più anziana del poeta, ma affascina tutto il quartiere di
Lavapiés, dove vive in casa del padre mentre il marito è assente, e la sua fama
attraversa la città. Di carnagione scura ma di occhi chiari, la sua bellezza è
struggente quanto lo sarà l'opera che Lope destinò a celebrarla. Di cultura
superiore alla media delle ragazze della sua condizione, Elena fu amante di
Lope finché questi somministrò testi drammatici al padre e finché l'opportunità
di amori più redditizi non le consigliarono di passare a altri. Pare anzi che
lo stesso Lope finì con partecipare ai benefici derivati dal nuovo amante, da
identificare forse con don Francisco Perrenot Granvela. Tuttavia la crisi si fa
strada. Lope, che non ha esitato a trasformare in letteratura l'adulterio con
Elena, in alcuni splendidi sonetti, quando la situazione si fa più equivoca
adotta il metro satirico. Elena diventa Una
dama si vende a chi la cerca.
Il quartiere, assiduamente
frequentato da Lope e dai suoi amici scrittori, diventa in un romance una sorta di locus amoenus capovolto: incrocio di vie
e di case per ospiti occasionali se non a ore. Nell'87 c'è la denunzia. Lope è
tradotto in carcere, interrogato e messo a confronto con i testi insultanti e
compromettenti. Vengono sentiti testimoni. La colpa appare manifesta e Lope si
difende attaccando.
Ma la sua situazione si complica
nel tentativo di inquinare le prove mediante la falsificazione di una lettera
di Elena. Nel 1588 è condannato all'esilio: deve lasciare Madrid per dieci anni
e qualsiasi territorio del regno di Castiglia per due.
Si rintana a Valencia, quindi,
con la moglie: la giovanissima Isabel de Urbina, che ha rapito durante il
processo con la famiglia di Elena e che ha sposato per venir via da un altro e
più compromettente giudizio.
Solo nel 1594, morta Isabel, il
padre di Elena chiede il perdono giudiziario e Lope torna a Madrid, ma non per
sposare l'antica amante. Questa, però, continuerà a tormentare l'ispirazione
del poeta fino al punto finale della pubblicazione della Dorotea, la storia di Lope giovane e di come egli caparbiamente si
continui a specchiare nelle piccole nefandezze del quotidiano. Elena sopravvive
al poeta per qualche anno. Questi morì infatti nel 1635 carico di onori, figli,
opere.
Postilla
Si tratta di una scheda
biografica che correda un ampio articolo sul processo per diffamazione a Lope
de Vega (Madrid, 1587), dal titolo Sedotto
e umiliato, a firma Giuseppe Grilli, pubblicato dal “manifesto” il 23
agosto 1988, per la serie Processo ai
processi. La scheda non è firmata, ma lo stesso Grilli, valoroso ispanista,
ne è certamente l’autore.
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