10.3.15

Jean Jaurès. Un socialista contro la guerra mondiale (Mimmo Mastrangelo)

Posto, tratto da “A – Rivista anarchica”, questo breve profilo di Jaurès nell'anno in cui in Italia si ricorda il “maggio radioso” che segnò l'entrata dell'Italia sabauda nella Grande Guerra. Lo integro con un riferimento all'interpretazione socialista della Rivoluzione francese, sviluppata nei primi quattro volumi della Histoire socialiste de la République française 1789-1900, gli unici da lui curati, che ebbe larga eco nella storiografia successiva. (S.L.L.)
Da mesi in Francia, specie negli ambienti della sinistra, è tutto un brulicare di iniziative per ricordare quell'eccezionale pensatore, politico e giornalista dell'emancipazione degli ultimi che fu Jean Jaurès, di cui il 31 luglio ricorreva il centenario della morte. Riconosciuto nel “vulcano che vomita ghiaccio” per la sua oratoria dirompente e ammaliante, il fondatore del Partito Socialista francese e dello storico quotidiano "l'Humanité" (oggi testata del Partito Comunista francese) fu un inflessibile sostenitore della trasformazione della proprietà individuale capitalista in proprietà sociale, i suoi sagaci articoli (scrisse anche per la "Depéche de Toulouse" e "La petite République") declinavano all'incitamento di una lotta che portasse alle realizzazione di un progetto mutualistico e cooperativo di umanità. 
A parte alcune bieche speculazioni politiche che si sono verificate nel recente passato – alle elezioni europee del 2010 il partito dei Le Pen fece stampare dei manifesti con su scritto “Jaurès avrebbe votato per il Fronte Nazionale” - ancora oggi il suo pensiero politico e filosofico rimane tra i prediletti e i più discussi nella sinistra francese. Jaurès partiva da una base politica, diciamo, marxista, ma il suo umanesimo riponeva profonde radici nel mondo classico. A lui bisogna riconoscere lo sforzo compiuto per tracciare il percorso (non facile) che portasse all'unificazione dei socialisti francesi e ad erigere quella repubblica sociale in cui dovevano trovare sintonia le correnti rivoluzionari con le componenti riformiste. 
Nato nel 1859 a Castres, nel Sud della Francia, Jaurès si laurea in filosofia e diventa professore all'Università di Tolosa, qui si distingue per le due doti di “inesauribile parlatore”, nel 1885 viene eletto per la prima volta al Parlamento, sarà deputato socialista nel 1893 grazie ai consensi dei minatori di Carmaux che trovarono in lui un referente affidabile per le loro lotte. Perde il seggio di parlamentare nel 1898 (ma lo riconquisterà quattro anni dopo) per aver denunciato gli intrighi di potere intorno al caso Dreyfus in cui fu acerrimo sostenitore della tesi innocentista. Oltre a battersi per l'affermazione di un socialismo riformista, dalle pagine dell'"Humanitè" la sua penna diventerà il megafono per un mondo di pace, e per tale obiettivo guarderà con interesse e costanza all'amalgama tra spiritualismo e cristianità. Fortemente radicato nel suo territorio d'origine, Jaurès unì all'irrefrenabile lavoro di giornalista e politico quello di saggista: tra le sue opere vanno ricordate Azione socialista (1899), Storia socialista (1901), Studi socialisti (1902). Allo scoppio della prima guerra venne fuori fortemente il Jaurès antimilitarista, tant'è che il 14 luglio del 1914 fece adottare al congresso della Sfio (Sezione francese dell'Internazionale Operaia) un ordine del giorno per proclamare uno sciopero dei socialisti europei contro i venti di guerra. Fu questo l'ultimo grido di battaglia del “Jaurès umanista intransigente”, infatti il 31 luglio 1914 venne assassinato mentre cenava con degli amici al Cafè du Croissant di Parigi da Raoul Villain, un giovane nazionalista sostenitore dell'entrata in guerra della Francia contro la Germania. Una delle ultime e più belle canzoni di Jacques Brel è dedicata proprio a Jaurès: e senza voler confezionare nessun santino, il cantautore belga si chiede cosa hanno guadagnato gli assassini nell'ammazzarlo? Canta Brel: “Pourquoi ont-ils tué Jaurès?” (Perché hanno ucciso Jaurès?). E ancora: “Pourquoi ont-ils tué Jaurès?”.


A – Rivista anarchica n.392 – ottobre 2014

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