Le uve mature avevano un
aspetto magnifico. La vendemmia del 1914 nella Champagne si profilava
memorabile; grandi vini in prospettiva, sulla scia della celebre
vendemmia del 1911. Mentre trascorreva agosto, cantine e attrezzature
diventavano immacolate, il tempo era caldo e soleggiato, allegria e
grandi attese riempivano l’aria. Anche se i tedeschi avevano
dichiarato guerra all’inizio di agosto, non sembrava molto più di
un piccolo screzio che si sarebbe presto concluso, si sperava entro
Natale. Ma ai primi di settembre il rumore dei soldati invasori che
marciavano sugli antichi, levigati ciottoli di Reims infranse le
speranze e cambiò per sempre il mondo.
La promessa di bollicine
di qualità svanì quando i giovani partirono per la guerra, i
bambini furono spediti in zone più sicure, cavalli e veicoli
motorizzati furono requisiti per lo sforzo bellico e le vigne
diventarono una terra di nessuno tra le opposte prime linee. Ma gli
Champenois sono gente dura, che lavora sodo ed è avvezza a
rivoluzioni, invasori e rivolte. Essi venerano il ciclo stagionale
dell’uva: è la loro linfa, la loro passione.
Nella seconda metà di
settembre l’uva chiedeva di essere raccolta. I vecchi dimenticarono
la pensione e le donne si raccolsero con i figli maggiori, rimasti
per dare un mano. Vendemmiarono per giorni sotto il fuoco irregolare
di truppe disorganizzate. Raccogliere le uve di notte era più
sicuro, ma anche molto lento e faticoso. I grappoli maturi erano
perfetti. Le uve erano pigiate e la fermentazione iniziava ai margini
dei vigneti, perché era difficile e raro trovare benzina e
autocarri, per non parlare della limitata libertà di movimento. Le
prime fasi della guerra minacciavano l’annata, i mezzi di
sussistenza degli Champenois e la loro stessa vita.
Nel corso di quella prima
vendemmia e nei successivi, lunghi anni di guerra, le cantine di
calcare divennero santuari: la chiesa per le funzioni settimanali,
l’ospedale per feriti e lavoratori malati, la scuola per i bambini
e la casa dove cucinare, dormire e tramare contro i tedeschi. Tutto
si svolgeva tra le bottiglie in affinamento, dalla nascita alla
morte. La grandiosa cattedrale di Reims fu quasi rasa al suolo. Il
novanta per cento della città fu distrutto nei mille e più giorni
di bombardamento nel corso della Grande Guerra. I bombardamenti
continuarono anche quando la cattedrale fu usata come ospedale per i
soldati tedeschi feriti.
Maurice Pol Roger della
celebre maison di Champagne Pol Roger era sindaco di Epernay quando i
tedeschi marciarono nella sua cittadina. Minacciarono di bruciarla e
di giustiziarlo pubblicamente se non avesse accettato le loro
richieste di denaro e altro. Egli tenne duro con coraggio e tenacia,
organizzando la popolazione per vendemmiare le uve e mantenere in
attività le cantine. La sera prima dell’occupazione tedesca di
Epernay, Maurice Pol Roger scoprì con sgomento che tutti i fondi
municipali erano stati trafugati dagli alti dirigenti municipali e
dal capo della polizia, che avevano abbandonato il loro posto ed
erano fuggiti. Si affrettò allora a emettere buoni che furono subito
stampati e garantiti dalla municipalità. I locali li utilizzarono
come moneta temporanea sostenuta dalla garanzia personale di Maurice
di onorarli.
La vendemmia del 1914
diede grandi Champagne, che sono sempre stati ricordati con solenne
venerazione. Le uve furono raccolte e lavorate sotto i bombardamenti,
in mezzo allo sfacelo, all’odore della polvere da sparo e
nell’ostilità verso gli invasori. Circa venti bambini e numerose
donne persero la vita raccogliendo le uve. Maurice Pol Roger ripeté
più volte che «nella cuvée del ’14 scorre il sangue della
Francia».
Se il raccolto di
quell’anno fu inferiore alla media a causa dei combattimenti,
Maurice ebbe una grande quantità di uva: poiché non era possibile
vendemmiare tutto il raccolto e se ne poteva trasformare un’esigua
quantità in vino, a causa delle restrizioni belliche, Maurice aiutò
i produttori a sopravvivere comprando le uve che non potevano usare,
sicché le sue cantine traboccavano di vino del ’14, con cui
produsse i migliori Champagne dell’annata: il trascorrere del tempo
lo ha dimostrato.
Nel corso degli anni, il
Pol Roger ’14 diventò il preferito di Maurice, che lo stappò
sempre nelle occasioni speciali in tutti i novant’anni della sua
vita. Il vino era sostenuto da una spalla acida tanto imponente da
far pensare che potesse durare in eterno. In effetti, nel 1944 egli
incaricò il cantiniere di sboccare anticipatamente numerose
bottiglie del vino per essere certo di disporre sempre di una
bottiglia matura del 1914.
Serena Sutcliffe, a capo
dell’International Wine Department di Sotheby’s, ha assaggiato di
recente una bottiglia di Pol Roger 1914 sboccata nel 1944 e ha così
annotato le sue sensazioni: «Il colore era un paglierino scarico con
riflessi verdolini, non il broccato dorato che si osserva in molti
vecchi Champagne. Si coglievano sfumature di miele, ma un miele al
limite della melassa data l’età, unite a un frutto all’apparenza
molto giovane. Poi si percepiva un bouquet incredibile, sfaccettato,
che si può solo definire finemente dolce, assolutamente incantevole:
quella nota di torrone, caramella e caffè che i francesi definiscono
torrefaction. In genere, quando si avverte un sentore
caramellato, si ha di fronte un vino piuttosto vecchio, ma la cosa
davvero stupefacente di questo vino era che nel bicchiere si svolgeva
per così dire una battaglia tra giovinezza e maturità, e quella
battaglia sul palato tra giovane e vecchio lo rendeva
straordinariamente affascinante. Si proponeva con incredibile
giovinezza, freschezza e vivacità, ma era sicuramente, considerati i
suoi aromi e la sua profondità, un vino con vari decenni sulle
spalle. Era persistente in modo impensabile, incancellabile: il
bouquet si soffermava nelle narici, al pari del retrogusto – dopo
aver inghiottito, il sapore restava sul palato per un periodo
lunghissimo: un segno più che certo di qualità in qualunque vino.
Considerato nel contesto del mio lavoro, il Pol Roger 1914 è senza
dubbio una delle grandi esperienze nonché una pietra miliare della
mia vita».
Da
Scritto e Mangiato – Cestini Modello, Supplemento
al “manifesto”, dicembre 2006
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