Era uso,in Sicilia, ringraziare la
Madonna dell'Aiuto, a raccolto avvenuto. I preparativi per la festa
erano opera di un comitato che predisponeva le modalità della
processione e degli intrattenimenti. Giorni prima il paese era
illuminato da migliaia di lampadine, ad accensione intermittente,
colorate. Le baracche, illuminate da lampade ad acetilene, esponevano
in vendita, torroni, semi di zucca, caramelle fatte seduta stante e
zucchero filato. I mulattieri passavano di casa in casa a raccogliere
i doni promessi in momenti di difficoltà e in occasione di
malattie,consistente in una certa quantità di frumento.
La sera, dopo che la statua della
Patrona era stata riportata in chiesa, prima del concerto di una
rinomata banda musicale, c'era il lancio dei palloni. Erano
costruzioni barocche in cartavelina; sotto, legato con funicelle,
c'era un coperchio di lucido per scarpe recante un batuffolo di
cotone intriso di petrolio. All'accensione l'aria riscaldata faceva
sollevare il tutto, mentre la gente tratteneva il fiato. Succedeva
che qualche pallone andasse ad impigliarsi nei fili elettrici, nelle
grondaie di un palazzo.
Allora tutto si risolveva in un'allegra fiammata. Col vento favorevole, invece, il ciclo si riempiva di puntini luminosi che si perdevano chissà dove.
Allora tutto si risolveva in un'allegra fiammata. Col vento favorevole, invece, il ciclo si riempiva di puntini luminosi che si perdevano chissà dove.
da I minareti di Kairouan, Cultura Duemila, 1994
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